Aggiornato il 4 Maggio 2023
Facciamo un passo indietro
La paura del datore di lavoro spesso è quella di legarsi troppo ad un dipendente assumendo con contratto a tempo indeterminato, in quanto sappiamo oggi quanto sia ancora difficile successivamente licenziare. Il datore di lavoro allora, forte della penuria di lavoro in Italia, e consapevole delle speranze che hanno i candidati di essere assunti, proponevano di aprire la partita Iva in modo tale da non legarsi minimamente alla risorse di cui necessitavano e senza nemmeno versargli troppi contributi previdenziali (rispetto al contratto di lavoro dipendente). La riforma Fornero del 2012 interveniva proprio su questo disciplinando diverse cause in cui l’apertura della partita Iva riqualifica il rapporto come subordinato e non autonomo con indubbi rischi di richiesta di assunzione o transazioni a carico del datore di lavoro.
Ora invece nasce il contratto di collaborazione coordinata e continuativa a partia Iva ossia “Co Co Co” con Iva che ai aggiunge a quelli che nel corso degli ultimi anni abbiamo già conosciuto. Esistono infatti le altre tipologie di CoCoCo:
- Contratti di collaborazione coordinata e continuativa classica (senza partita Iva) oggetto di abolizione da parte della riforma Biagi.
- Contratti di collaborazione a progetto per cui era necessario individuare un fantomatico progetto a cui il “dipendente” doveva prendere parte (che spesso dai colloqui con amici ed ex clienti) non si sapeva mai quale era questo progetto e nella sostanza era semplicemente un contratto di collaborazione coordinata e continuativa a tempo.
- Contratti collaborazione di durata minima
- la durata delle prestazioni effettuate dal lavoratore è superiore ad otto mesi nel corso dell’intero anno solare (complessivamente considerato ossia non valgono interruzioni e riprese, proroghe, rinnovi o simili).
- il corrispettivo costituisce più dell’80% dei corrispettivi complessivamente percepiti dal collaboratore nel corso dello stesso anno solare;
- il lavoratore ha una postazione fissa anche non in esclusiva di lavoro presso una delle sedi del committente; non sussiste nel caso in cui la prestazione sia
Deroga a questo è che il lavoro necessiti di particolari competenze (e qui forse la norma non va incontro ai lavoratori ed esclude esplicitamente iscritti ad Albi o registri) di grado elevato acquisite con percorsi formativi (senza specificare obbligatori e non) e anche qualora il lavoratore abbia un reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fini del versamento dei contributi dovuti dagli artigiani e commercianti.
Per questa tipologia “nuova” di rapporto lavoro non esistono delle agevolazioni fiscali o contributive, anzi semmai vi sono delle penalizzazioni per tutti a mio modesto avviso ma sono certo che non starò cogliendo tutti gli aspetta di questa fantastica non novità della riforma.
- Un’ipotesi in cui il cococo con partita iva sia assimilato a quello senza ed in cui i contributi versati dal datore di lavoro sono parecchi infatti vale la solita regola di un terzo carico del lavoratore e due terzi a carico dell’impresa. Inoltre in questo caso i contributi sono versati tutti dal datore di lavoro per cui è comodo perchè il dipendente nulla deve fare o calcolare per cui non dovrà chiedere aiuto a nessuno e non dover sostenere soldi per caf o commercialista.
- Una seconda ipotesi in cui questo viene assimilato ad un lavoro autonomo puro pertanto il lavoratore emetterà fattura con applicazione del contributo del 4% (a meno che non si dica esplicitamente che in fattura sarà possibile addebitare i due terzi dell’imponibile INPS) e versamento autonomo con gli svantaggi visti nel punto precedente.
Salve, sono un’ingegnere e lavoro oramai dal 2006 con un contratto cococo presso un ente pubblico. Nel 2006 mi iscrivo alla gestione separata inps e fino al 2009 ricevo il cud (da un controllo che ho fatto online non mi risultano però versati i contributi). Successivamente (non ho chiuso la gestione separata )avendo aperto partita iva mi sono dovuto iscrivere ad inarcassa e da allora sto fatturando all’ente(per cui all’inps non sto versando nulla).
Tanto premesso vorrei sapere se posso incorrere in qualche sanzione da parte dell’inps
Grazie
Le e’ tato chiesto perché’ molto probabilmente la cosa e’ incompatibile. Tuttavia andrebbe verificato se lo stesso avviene anche se nel caso di contratto non subordinato valgano le stesse previsioni. Servirebbe una ricerca più approfondita. Non si limiti però ad assecondare il ” sarebbe meglio” chiudere la partita IVA. Se legge la legge e dopo si risponde se è’ incompatibile o meno…non esiste la convenienza o il sarebbe meglio. O si può’ fare o non si può fare.
Buonasera,
il mio dilemma oggi è il seguente:
sono un libero professionista che dopo aver lavorato per un ente pubblico come tale, oggi ha una proposta di co.co.co per due anni.
Mi è stato però “chiesto”=imposto di chiudere al più prsto la partita iva.
Per quanto ne so io, supportata anche da commercialista, questa cosa è scorretta in quanto ho la possibilità di mantere la p.iva e fatturare al di fuori con trattenuta di Inarcassa (sono un ingegnere) e sottoscrivere un contratto con l’ente pubblico al quale però fatturerei e non chiederei la “busta paga” con preventiva iscrizione alla Gestione Separata Inps.
Nonostante la mia insistenza non riesco a convincere le risorse umane di questa cosa. Vorrei avere supporto con riferimento legislativo annesso.
Grazie
Dopo sette anni dovrebbe essere prescritto per cui le posso consigliare di leggere l’articolo dedicato proprio alla prescrizione delle cartelle esattoriali
Salve ! Riassumo il mio problema. La settimana scorsa ritiro in posta una bella raccomandata dell’ INPS in cui leggo che per l’anno 2005 ho evaso 1.790 euro (senza mai aver ricevuto una comunicazione/sollecito in questi anni !). Ma questa cifra è diventata 3.400 e rotti per via delle more etc. Si fa riferimento alla libera professione e alla Gestione Separata. In breve questa è la storia. Da metà 2005 a fine 2005 l’ASL mi fa un contratto di “prestazione d’opera in regime di collaborazione coordinata a progetto” con partita Iva (ritenuta del 20% e basta); nel 2006 il contratto diventa una “convenzione di prestazione d’opera” (sempre con part.Iva con 20% di ritenuta d’acconto). A febbraio 2007 mi fa chiudere la partita Iva e stipula un “contratto di collaborazione professionale” per il quale sono tenuta ad iscrivermi alla Gestione Separata. Nel 2009 finalmente sono stata assunta con concorso ! Ma quindi: se nel 2005 non ero iscritta alla Gestione S. perché il contratto non lo richiedeva, come mai l’INPS mi chiede di saldare entro 60 gg una cifra che ritiene io abbia evaso ??? Insomma, cosa vuol dire ??!!! E’ possibile che l’ASL dovesse farmi iscrivere da subito alla Gestione Separata e si sia “dimenticata/sbagliata” ?? Premettendo che ho sempre rispettato le scadenze di pagamento delle tasse presentatemi dal mio commercialista (che in questi giorni sta studiando la situazione… ma non so se fidarmi tanto…!). Questo sarebbe un reato tributario o amministrativo ? Deduco tributario, e quindi è ancora valido dopo 7 anni ??? La ringrazio se saprà aiutarmi a fare chiarezza in questo rebus pre natalizio… Azz.. che tempismo !!!! Grazie ancora