Aggiornato il 28 Aprile 2023
Cambiare operatore telefonico
può avvenire per comunicazione telefonica o, sempre più spesso online, compilando una serie di campi che, di volta in volta, vengono richiesti durante i diversi passaggi della pratica. Si tratta di informazioni personali, come i dati anagrafici e una serie di informazioni relative invece alla linea telefonica, quale ad esempio il numero di telefono e l’operatore di provenienza.
Quando si effettua il cambio gestore, infatti, la richiesta va effettuata direttamente sul sito web del nuovo operatore, che provvederà a portare avanti le pratiche per il passaggio, comunicando con il vecchio operatore e trasmettendo tutte le pratiche per l’interruzione del contratto e quindi del servizio.
Tuttavia tra i diversi dati che vengono richiesti ce n’è uno di cui molti non hanno mai sentito parlare, ossia il codice migrazione.
Se dal punto di vista pratico gli utenti identificano la propria linea telefonica tramite il numero di telefono, tecnicamente ogni linea fissa è riconosciuta da un codice alfa-numerico caratterizzato da un numero variabile di caratteri ma sempre compresi tra i 7 e i 18. Quando si decide di cambiare gestore o quando un gestore telefonico deve identificare una determinata linea, il riconoscimento non viene effettuato solo tramite il numero di telefono, ma soprattutto tramite questo codice.
Tutto questo da quando l’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha introdotto, tramite la delibera 4/99/CIR, le modalità di interazione tra i diversi operatori telefonici nel momento in cui un utente decide di cambiare gestore. Tecnicamente, infatti, gli operatori coinvolti nel cambio di gestore possono essere fino a tre: il recipient, ossia l’operatore che acquisce il cliente, il donating, ossia l’operatore che viene lasciato dal cliente e il donor, che rappresenta il primo gestore, ossia quello che ha fornito la prima numerazione ed è pertanto il titolare originale della linea, del numero di telefono e del codice di migrazione ad essi associato.
Come sempre succede quando si inseriscono delle innovazioni, anche nel caso del codice di migrazione e delle procedure ad esso connesse, dopo l’entrata in vigore nel 2008 sono state effettuate successive modifiche delle delibere atte a migliorare il servizio di portabilità, in particolare diminuendo i tempi di passaggio da un operatore ad un altro, siano essi solo per la telefonia fissa o anche per i servizi di ADSL o fibra ottica.
Il codice di migrazione è diventato fondamentale
per impedire il verificarsi di una serie di fenomeni che per un certo periodo, subito dopo la liberalizzazione del mercato, si sono verificati nel panorama italiano, ossia quello dell’attivazione di servizi non richiesti. Oggi, ogni utente prima di effettuare una qualsiasi operazione di passaggio di gestore o altre operazioni di attivazione o disattivazione servizi, deve comunicare il proprio codice migrazione o scriverlo sul sito nell’apposito campo qualora si stesse operando online.
Ma dove si trova il Codice Migrazione?
Esso è riportato nelle fatture che vengono regolarmente emesse (le bollette telefoniche), nelle pagine utente dei siti web (oggi, in molti attivano le pagine personali delle diverse utenze per monitorare pagamenti e spese) o, in extremis, può essere richiesto chiamando il call center del proprio operatore.
Va detto che, per quanto tecnicamente si parli di codice di migrazione, i diversi gestori telefonici lo chiamano anche in modo diverso, come codice segreto, nel caso della Telecom (oggi TIM) o lo indicano solo con delle iniziali (C.M.) nel caso di Infostrada. Inoltre, in alcuni casi si possono avere due differenti codici, uno che identifica la linea telefonica e un altro la connessione internet.
Riconoscere il codice di migrazione è semplice perché è caratterizzato da quattro corpi differenti: il COW (tre caratteri che identificano l’operatore), il COR (da 8 a 12 caratteri e di solito coincidente con il numero di telefono dell’utente) e il COS (che identifica il tipo di servizio di cui usufruisce il cliente). A seconda del numero che identifica il COS, il nuovo operatore può valutare i tempi tecnici necessari per il passaggio. A completare il codice di migrazione c’è poi una lettera, che viene elaborata tramite un particolare algoritmo che tiene in considerazione i valori del COW e del COR.
Una volta che sia ben chiaro cos’è il codice di migrazione, o codice segreto, diventa anche facile utilizzarlo quando, durante le fasi di richiesta di passaggio da un gestore ad un altro, questo viene comunicato. Tuttavia, è fondamentale ricordare che questo codice è strettamente personale e non andrebbe quindi diffuso. Infatti, esso è stato creato per evitare attivazioni fraudolente o non richieste di servizi telefonici che quindi non possono più essere effettuate se non previa comunicazione di tale codice. Va da sé che comunicare il proprio codice ad operatori dei quali non si intende essere clienti potrebbe essere un azzardo, visto che questi potrebbero sentirsi autorizzati a procedere con il passaggio di gestore, cosa che senza il codice di migrazione non può essere mai effettuata.
c’è da specificare che non tutte le utenze fisse si possono migrare tra operatori . Se la numerazione è nativa Telecom/TIM è possibile migrarla su tutti gli operatori , mentre se la numerazione è nativa con altri operatori di telefonia fissa e sopratutto se dopo il prefisso le prime due cifre sono 17 / 18 ( quindi numerazione virtuale voip) ci sono dei problemi nella migrazione. Oltretutto tanti operatori non riescono ad acquisire le numerazioni aggiuntive delle linee isdn Tim, facendo perdere agli utenti il secondo numero della linea telefonica.