Aggiornato il 4 Maggio 2023
Nel nostro Paese la disoccupazione continua a viaggiare su livelli molto alti, superiori alle medie europee, soprattutto fra i più giovani, tanto da costituire un vero e proprio “caso”, a livello continentale. Proprio le preoccupazioni per una situazione così abnorme della percentuale di disoccupati in Italia, ha peraltro indotto il governo Conte a mettere in campo una misura straordinaria come il Reddito di Cittadinanza, visto come una misura in grado perlomeno di far partecipare i disoccupati al consumo e rilanciare in questo modo l’economia, almeno parzialmente.
Se il Reddito di Cittadinanza è una misura nuova, dalla quale l’esecutivo si attende molto anche in termini di PIL, c’è da sottolineare come esista anche un altro provvedimento teso a sostenere almeno per un certo periodo chi perde il suo posto di lavoro, ovvero l’assegno di disoccupazione.
Andiamo a vedere come è articolato in Italia e cosa prevede la normativa al riguardo.
Assegno di disoccupazione: cosa è la NASPI
Con l’approvazione del Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro elaborata dal governo Renzi che ha eliminato l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, quello che vietava il licenziamento senza giusta causa, anche l’assegno riservato a chi perde il proprio posto di lavoro è cambiato, con l’introduzione della NASPI, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego.
Il nuovo strumento ha modificato non soltanto le modalità con cui viene ad essere richiesta la sua concessione, ma anche la platea dei potenziali beneficiari. A poter elaborare la richiesta, infatti, sono ora tutti i lavoratori i quali abbiano perso il lavoro per motivi indipendenti dalla loro volontà, con l’esclusione dei dipendenti a tempo indeterminato che operino all’interno della Pubblica Amministrazione e degli operai agricoli, sia a tempo indeterminato che dotati di contratto a tempo.
A godere dell’erogazione del sussidio sono invece le seguenti categorie:
– i lavoratori con contratto di apprendistato;
– i dipendenti pubblici che lavorino con un contratto a termine;
– i lavoratori chiamati a prestare la loro opera all’interno delle cooperative mediante contratto di lavoro subordinato;
– il personale artistico il quale vanti un rapporto di lavoro subordinato a termine;
– le lavoratrici che abbiano provveduto a presentare le dimissioni in vista della prossima maternità, situazione tale da essere equiparata alle dimissioni per giusta causa;
– quelle che abbiano esercitato l’obbligo di presentare le dimissioni nel corso del periodo solitamente tutelato dalla maternità;
– i lavoratori il cui licenziamento derivi da cause disciplinari.
Occorre anche precisare come per poter avanzare la domanda sia necessario poter vantare lo stato di disoccupazione, aver versato il corrispettivo minimo di tredici settimane di contributi nei quattro anni che hanno preceduto la data dell’effettivo licenziamento e aver maturato non meno di trenta giorni di effettivo lavoro nel corso dell’anno che ha preceduto la stessa. Anche la mancanza di uno solo dei requisiti elencati impedisce in pratica di poter richiedere la NASPI.
Quali sono gli importi della nuova indennità di disoccupazione?
Sino all’avvento del Jobs Act l’indennità spettante ai disoccupati era quella della cosiddetta Cassa Integrazione. Ora il calcolo è però cambiato e per stabilire l’importo è necessario provvedere alla divisione del totale delle retribuzioni imponibili ai fini previdenziali dell’ultimo quadriennio per il numero di settimane di contribuzione e una volta che sia stato ottenuto il quoziente moltiplicarlo per 4,33.
Per quanto concerne l’anno che è appena iniziato, l’importo dell’indennità di disoccupazione è pari al 75% della retribuzione mensile che scaturisca da questo complesso calcolo nel caso in cui essa sia pari o inferiore alla cifra di 1.221,44 euro.
Nel caso in cui invece andasse a superare il limite indicato, l’indennità di disoccupazione andrebbe ad attestarsi al 75% dell’importo, dovendo però aggiungersi al totale un ulteriore 25% risultante dal differenziale tra la retribuzione mensile ed esso.
In qualsiasi caso la Naspi per il 2019 non potrà andare a valicare il massimo stabilito, che ammonta a 1.328,76 euro mensili.
Per quanto concerne invece la corresponsione del dovuto, avverrà di mese in mese e dovrà comprendere gli assegni spettanti al nucleo familiare, nel caso in cui essi spettino di diritto al lavoratore licenziato e siano stati oggetto di regolare richiesta.
Come fare richiesta assegno disoccupazione
Per ottenere l’indennità di disoccupazione e conservarla è comunque necessario rispettare una serie di requisiti. In particolare, il richiedente dovrà:
- non esercitare alcun lavoro, anche di tipo saltuario, occasionale o stagionale nel corso del periodo sottoposto a NASPI;
- dare la sua disponibilità allo svolgimento di altra attività regolarmente retribuita;
- attivarsi nella ricerca di un nuovo lavoro;
- presentarsi per la revisione annuale del proprio status nel corso del periodo in cui percepirà il sussidio.
Il richiedente è poi obbligato a recarsi presso uno dei Centri per l’Impiego disseminati lungo il territorio nazionale con il preciso fine di presentare una serie di documenti, ovvero:
1) una copia del contratto di lavoro;
2) la carta d’identità o un altro documento di riconoscimento in fase di validità;
Per quanto riguarda i lavoratori provenienti dall’estero, dovranno a loro volta produrre non solo il regolare permesso di soggiorno, ma anche indicare un domicilio effettivo presso i quali saranno reperibili.
Come presentare la domanda
La domanda che si pongono coloro che ne hanno diritto, non può che essere la seguente: come occorre presentare la domanda per poter ottenere l’assegno di disoccupazione?
Intanto occorre procedere nei tempi stabiliti, che per legge sono fissati in un limite massimo di 68 giorni dalla data in cui è stata notificata la perdita del lavoro. Per quanto riguarda le modalità, la domanda deve essere esclusivo oggetto di invio telematico, utilizzando all’uopo il sito istituzionale dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale.
Per poterlo fare è naturalmente necessario dotarsi di un PIN e il modo migliore di farlo, per chi non sia eccessivamente pratico di procedure informatiche, è quello di rivolgersi ad un patronato sindacale, in modo da essere indirizzati nel modo migliore all’interno dell’iter previsto. Va a questo riguardo sottolineato come in fondo i passi previsti all’interno di questo iter procedurale siano abbastanza facili da espletare, riducendosi in pratica ai seguenti:
- effettuare il login coi propri dati identificativi nell’area dei Servizi online del sito INPS;
- cliccare sul pulsante “Invio domande di prestazioni a sostegno del reddito” per poi fare analoga operazione sulla dicitura NASPI che sarà nel frattempo apparsa sulla barra posta a sinistra dello schermo;
- selezionare la voce “Indennità di NASPI” per poi cliccare sul pulsante “Invio domanda”.
Una volta che siano stati esauriti tali passaggi, è necessario provvedere ad un controllo certosino dei propri dati anagrafici, delle motivazioni che hanno fatto da base al proprio licenziamento e di tutti i vari dettagli, prima di procedere all’invio delle domanda di disoccupazione. La procedura in questione è stata confermata anche per l’anno appena iniziato.
Per quanto tempo si ha diritto all’indennità di disoccupazione?
Altra questione dirimente in relazione alla NASPI è poi quella del tempo per il quale l’indennità di disoccupazione verrà ad essere corrisposta all’avente diritto.
In particolare essa andrà a dipendere dalla storia contributiva del lavoratore, potendo però arrivare ad un massimo di due anni, al termine dei quali si vedrà sospendere la corresponsione dell’assegno spettante. Il massimo della durata può essere riconosciuto soltanto a chi abbia lavorato per almeno la metà delle settimane coperte da regolari contributi nel corso del quadriennio che ha preceduto la data in cui è stata sancita a livello ufficiale la perdita del proprio posto di lavoro.
http://www.tasse-fisco.com/lavoro-dipendente/naspi-2016-novita-importi-tempi/28509/