Dal discarico automatico all’allungamento delle rateizzazioni: il decreto legislativo approvato dal Governo entra nel merito del “riordino del sistema nazionale della riscossione” e fa parte dell’insieme dei decreti di attuazione della riforma fiscale. Ecco le principali novità.
Rateizzazione ordinaria
Passa da 72 a 120 il numero massimo di rate per la rateizzazione ordinaria dei debiti fiscali. Nel caso di “comprovato peggioramento” della situazione economica del debitore il periodo può essere prorogato per una sola volta.
Cosa cambia? Ciò che succedeva fino a oggi era che si potesse offrire il pagamento in 72 rate al debitore di non più di 120 mila euro che dichiarasse di avere una situazione di “obiettiva difficoltà”. Sopra i 120 mila euro la “obiettiva difficoltà” doveva essere provata attraverso l’ISEE. Infine, si poteva ottenere la rateizzazione in 120 tranche se si rispettavano alcune condizioni (come per esempio che il valore della rata fosse superiore al 20% del reddito mensile del debitore).
Oggi nel caso di difficoltà “solo” dichiarata, dunque non comprovata da documentazione sui redditi, e in caso di debiti fino a 120 mila euro le rate possono aumentare, semplicemente facendone richiesta, da 72 a 84 per chi fa richiesta nel 2025 e nel 2026, a 96 nel 2027 e nel 2028, a 108 dal I gennaio 2029. Nel caso invece di difficoltà “documentata” e con debiti sempre fino a 120 mila euro, le rate arrivano a 120 in tutti gli anni considerati. Infine, ai debitori con debiti superiori ai 120 mila euro viene concessa, in via ordinaria, la possibilità di rateizzare su 10 anni.
Gli osservatori – tra i quali alcuni giornalisti finanziari – vedono una criticità nei parametri in base ai quali si possa considerare “obiettiva” e comprovata la difficoltà economica del debitore, che sia una persona fisica o un’impresa. Alcuni parametri sono già indicati: per le persone si tratta dell’ISEE da cui però, come da Finanziaria, devono essere esclusi i titoli di stato fino a 50 mila euro, per le imprese si tratta del cosiddetto “indice di liquidità”, che pone non pochi problemi visto che un’impresa può essere senza “cassa” in un determinato momento senza che ciò implichi che sia in vera difficoltà. La materia comunque si comprenderà meglio quando uscirà un apposito decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Discarico automatico
Tra le novità la pianificazione annuale dell’Agenzia delle entrate-riscossione (Ader) “volta ad assicurare la salvaguardia dei crediti tributari affidati dai vari Enti mediante il tempestivo tentativo di notifica della cartella di pagamento e degli atti interruttivi della prescrizione e la conseguente tempestiva gestione delle attività di recupero”, come si legge nella nota del Governo.
Inoltre, a partire dal 2025, si introduce “l’istituto del “discarico automatico” dei ruoli affidati ad Ader “decorsi 5 anni dal loro affidamento, ad eccezione di quelli i cui crediti sono oggetto di procedure esecutive, concorsuali o di accordi di ristrutturazione del debito ai sensi del codice della crisi d’impresa”. Cosa succede in concreto? Il “discarico automatico” non significa sic et simpliciter che l’ente creditore perda il diritto di avere restituito quanto dovuto dal debitore. Il debito, cioè, non si estingue automaticamente. L’ente creditore può scegliere di riscuotere autonomamente oppure, in caso in cui ci siano ““nuovi e significativi elementi reddituali o patrimoniali del debitore”, può affidare di nuovo la riscossione all’Agenzia delle Entrate per altri due anni.
E cosa succede per il discarico dei ruoli affidati all’Agenzia tra il 2000 e il 2024? Qui la previsione è quella di un apposito intervento normativo a esito dei lavori di una Commissione ad hoc.