Documento Unico di Circolazione 2021: cosa cambia in pratica, dove farlo, novità in sintesi

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Dal 1° gennaio 2019 arriva il nuovo documento unico di circolazione o DUC 2020 che introduce una serie di novità nel seguito spiegate in sintesi per capire cosa cambia in pratica e anche per fornire risposte alle richieste di chiarimento che già arrivano su tempi, costi e scadenze utili. Il  nuovo documento unico di circolazione sostituisce il vecchio libretto di circolazione e il certificato di proprietà, ovvero i documenti del veicolo così come li conoscevamo. Vediamo in cosa consiste, quali informazioni certifica e che fine faranno i vecchi documenti della nostra auto.

“Favorisca patente e Foglio Unico!” Dal 1° gennaio 2019 ci sentiremo porre questa domanda dalle forze dell’ordine quando vi fermeranno o quando andrete ad effettuare una revisione auto dal 2019 o in genere quando ci verrà richiesto un controllo dei documenti della nostra auto. In quella data infatti entrerà in vigore un cambiamento di veste per i tradizionali documenti riferiti al veicolo e alla proprietà, deciso dal Decreto Legislativo n. 98 del 29 maggio 2017, e prorogato al 1° gennaio 2019 dalla legge 205 del 2017.

Proroga 2020 Documento Unico di Circolazione

Che cos’è il Documento Unico di Circolazione 2021?

Il Documento Unico di Circolazione 2019 si presenta da sé, dal suo stesso nome: è un documento unico, ovvero che unifica di fatto il Libretto di Circolazione e il Certificato di Proprietà, sintetizzandoli in un unico foglio. Dal 1° gennaio 2019 accadrà che ogni acquisto di un nuovo veicolo sarà accompagnato dall’erogazione di un Documento Unico di Circolazione, e non dalla duplice scartoffia carta di circolazione + certificato di proprietà. Si tratta in sostanza di una semplificazione: ed è proprio l’ex ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ad aver avanzato questa proposta, in linea con la direttiva 1999/37/CE del Consiglio dell’Unione Europea relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli. Non tutti i veicoli, però, sono coinvolti nel cambiamento: il Documento Unico di Circolazione 2019 riguarderà infatti auto, moto, rimorchi e veicoli in generale, ma non le minicar e i ciclomotori, per i quali continueremo ad avvalerci del libretto di circolazione e del certificato di proprietà.

Quali informazioni contiene il Documento Unico di Circolazione 2021?

Sostituendo il vecchio libretto di circolazione e il vecchio certificato di proprietà, nessuna informazione andrà perduta. Il Documento Unico di Circolazione 2019, infatti, sintetizzerà all’interno di un solo foglio le informazioni che erano contenute nei due tradizionali documenti distinti. Vediamo nel dettaglio.

Nella carta (o libretto) di circolazione, o semplicemente libretto, sono raccolte le informazioni necessarie ad attestare l’idoneità del veicolo alla circolazione, e a identificarne le caratteristiche fisiche e tecniche principali, oltre che il proprietario del mezzo. Si tratta dunque di un documento che riporta il Paese e l’anno di immatricolazione, il numero di targa, i dati anagrafici dell’intestatario e – se persona diversa – quelli del soggetto che utilizza la vettura, e poi ancora i dettagli tecnici della macchina, e quindi marca, modello, cilindrata, specifiche relative a numero del telaio, massa, emissioni, alimentazione, motore e quant’altro.

Il certificato di proprietà, diversamente dal libretto di circolazione, non è un documento indispensabile alla circolazione, e infatti non ci viene mai chiesto quando ci capita un controllo da parte dei pubblici ufficiali. È però indispensabile quando rottamiamo o rivendiamo la nostra autovettura, per questo va custodito con cura, e in caso di smarrimento è necessario sporgere denuncia.
Il certificato di proprietà attesta lo stato attuale giuridico del veicolo al quale si riferisce: tale stato giuridico è determinato mediante l’iscrizione al Pubblico Registro Automobilistico (PRA) iscrizione che questo documento appunto certifica.
Alla custodia del certificato di proprietà è stato dato un grosso aiuto quando nell’ottobre del 2015 è stato introdotto il certificato di proprietà digitale: questa nuova introduzione fa sì che al momento dell’acquisto di un nuovo veicolo il proprietario non riceva copia cartacea del relativo certificato di proprietà, bensì una notifica dell’avvenuta registrazione della proprietà, con un codice personale che consente al proprietario di visualizzare online il documento.

Il Documento Unico di Circolazione racchiuderà in sé tutte queste informazioni, ottenendo come risultato la semplificazione di due documenti in uno solo.

Quanto costa il Documento Unico di Circolazione 2021?

La buona notizia è che questa innovazione comporterà dei risparmi per l’utente. Mai dire mai, ogni tanto accade veramente. Potremmo dire che ci crederemo solo quando lo vedremo (in fondo non dovremo aspettare molto) ma nel frattempo possiamo accogliere con ottimismo questa previsione.
In effetti, se il Documento Unico di Circolazione 2019 viene introdotto per ottimizzare i costi di produzione, archiviazione e controllo a carico dell’amministrazione, ha senso che tale ottimizzazione generi come diretta conseguenza una diminuzione dei costi.
A quanto ammonteranno esattamente i risparmi stimati non è ancora chiaro: è incerto, ad esempio, se saranno abolite le due marche da bollo previste per la precedente documentazione, pari a 32 euro, o se invece rimarranno da pagare. Sembra certo, invece, l’abbattimento dei costi dovuto all’unificazione della tariffa relativa a Motorizzazione e PRA: in questo caso, contro i 36 euro previsti fino ad ora (9 euro da versare alla Motorizzazione Civile e 27 al PRA per l’iscrizione al registro nazionale), sarà introdotta una tariffa unica pari a 29 euro.
Si tratta di previsioni che solo l’entrata in vigore del provvedimento potrà confermare o smentire.

Che fine faranno i vecchi documenti?

Come sempre accade quando viene introdotta una innovazione del genere, il nuovo documento non soppianta completamente il vecchio, o almeno si determina un tempo intermedio, una sorta di interregno, in cui le due tipologie si sovrappongono e coesistono, finché la tipologia precedente non si estingue a definitivo vantaggio della successiva.
Per il Documento Unico di Circolazione 2019 e la vecchia combinazione libretto+certificato di proprietà accadrà esattamente lo stesso. Infatti sarebbe tutt’altro che una semplificazione se tutti gli utenti in possesso della vecchia documentazione ancora valida, e magari pure recentissima, dovessero provvedere alla sostituzione con il nuovo foglio unico.
Il Documento Unico di Circolazione sarà introdotto a partire dal 1° gennaio 2019, dunque interesserà tutti i veicoli immatricolati nel nuovo anno. Chi invece si tiene la macchina che ha, farà lo stesso con i relativi documenti. Il libretto di circolazione e il certificato di proprietà relativi ai veicoli immatricolati o acquistati prima del 2019 resteranno validi. Il Documento Unico di Circolazione verrà introdotto quando ci sarà un cambio di proprietario, o quando si determineranno modifiche tecniche o giuridiche a seguito delle quali sarà necessario aggiornare la documentazione.

Cosa cambia il Documento Unico di Circolazione in termini amministrativi?

Lo abbiamo detto: comporta una semplificazione. Ma questa semplificazione non va solo intesa come semplificazione dei documenti concretamente prodotti, del numero di fogli e scartoffie che dovremo portare con noi quando guidiamo. L’idea di semplificazione che c’è dietro è molto più ampia, e coinvolge gli enti che coordinano la produzione della documentazione.
La carta di circolazione, il cosiddetto libretto, è rilasciato dall’Ufficio provinciale della Motorizzazione Civile. Il Certificato di Proprietà, invece, è prodotto e rilasciato dalle unità territoriali dell’ACI – Pubblico Registro Automobilistico.
Eliminare questi due documenti significa ridisegnare il sistema degli enti protagonisti di questo segmento di burocrazia.
L’introduzione del Documento Unico di Circolazione, infatti, prevede lo smantellamento del PRA, e il passaggio delle sue funzioni al Ministero delle Infrastrutture, precisamente al nuovo ente dell’Agenzia per il Trasporto Stradale, un organo vigilato dal Ministero che ha l’onere di agire in materia di circolazione, sicurezza e trasporto stradale.

Sarà dunque l’Agenzia per il Trasporto Stradale a gestire tutta la burocrazia del Documento Unico di Circolazione?

In realtà no. La Motorizzazione resta in capo alle sue competenze tradizionali. Dunque, a ben guardare, due fogli diventano uno, ma due enti non diventano uno.
Di fatto lo smantellamento del PRA non determina la collaterale uscita di scena della Motorizzazione per far sì che sia un unico ente, l’Agenzia per il Trasporto Stradale, a occuparsi di tutto. L’Agenzia per il Trasporto Stradale rimpiazza il PRA e ne fa le veci. La Motorizzazione anche rimane dov’era.

Ma allora che semplificazione è?

Forse stavolta l’apparenza inganna, e anche se a occhio nudo non sembra di vedere una unificazione amministrativa, di fatto c’è eccome.
In effetti, la Motorizzazione Civile è un ente che fa capo al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Smantellando il PRA, esautorando l’ACI delle funzioni relative al registro automobilistico e portandole all’interno dell’Agenzia per il Trasporto Stradale, si sta portando il relativo processo burocratico in seno nuovamente al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Ecco dunque l’unificazione: il Documento Unico di Circolazione è strettamente di competenza del Ministero, che coordina Motorizzazione e Agenzia per il Trasporto Stradale sotto la propria egida. Un documento, un ente. E quell’ente è il Ministero. Si unifica fondamentalmente il sistema di archiviazione dei dati relativi ai veicoli, che prima erano suddivisi tra archivio della Motorizzazione e archivio del PRA, ora invece saranno raccolti tutti insieme in un unico sistema di archiviazione.

Documento Unico di circolazione: quando entra in vigore?

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