Nel settore delle aziende private il diritto alla pensione sulla base del requisito della vecchiaia è previsto per lavoratori con contratto di lavoro dipendente e coloro che sono classificabili come libero professionisti lavoratori autonomi che hanno raggiunto un’età di 65 anni per gli uomini e le donne a 60 anni con aumento progressivo fino a 65 anni
Altrimenti è previsto anche il diritto alla pensione sulla base del requisito contributivo assicurativo che prevede la maturazione del diritto alla pensione quando abbiamo totalizzato almeno 20 anni di versamento di contributi o anche attraverso lo strumento del versamento o riscatto fino a 20 anni di contribuzione eccetto alcune casistiche come l’interruzione del rapporto di lavoro. Dal primo luglio 2011, il sistema tradizionale delle finestre che consociamo sarà sostituito da quello delle finestre a scorrimento o finestra mobile come lo volete chiamare voi che prevede per i lavoratori dipendenti la maturazione del diritto alla pensione solo dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti, mentre per quelli autonomi solo dopo 18 mesi.
Dal primo gennaio 2012 invece la pensione di vecchiaia per le donne operanti nel settore pubblico scatterà solo al compimento del 65esimo anno di età, mentre sono salve le dipendenti pubbliche che hanno maturato i requisiti alla data del 31 dicembre 2011.
Il diritto alla pensione sulla base del raggiungimento del requisito di anzianità matura invece sempre per la stessa categoria di soggetti quando si raggiunge uno dei seguenti requisiti ossia almeno 40 anni di contribuzione ed indipendentemente dall’età anagrafica altrimenti potremo andare in pensione maturandone il diritto anche al raggiungimento di minimo 35 anni di contribuzione congiuntamente al raggiungimento di minimo 58 anni di età.
Quest’ultimo è il sistema più comunemente conosciuto come il sistema delle quote in vigore dal primo luglio 2009 che vincola il diritto al raggiungimento di una quota data dalla somma degli anni in cui sono stati versati i contributi e l’età anagrafica. In questo modo il sistema di accesso alle pensione viene reso più flessibile dando la possibilità anche a chi ha iniziato a versare i contributi più tardi di accedere alla pensione fruendo delle quote.
Il sistema delle quote che come abbiamo evidenziato negli articoli precedente e nelle apposite tabelle deve avere minimo una quota 95 e a salire per i prossimi anni.
Guida alla Previdenza complementare e ai Fondi Pensione
Esistono tuttavia delle categorie di lavoratori che si trovano a dover far ei conti con finestre interessate dalle riforme e che matureranno il diritto alla pensione sulla base dei contributi versati e che hanno iniziato a lavorare dal primo gennaio 1996 o che, privi del requisito di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 potranno comunque maturare il diritto al compimento di 65 anni di anzianità e 60 per le donne con almeno 5 anni di contributi versati (questo implica che se all’inizio dell’attività lavorativa avete versato un paio di anni i contributi ad altra cassa o ente e non avete fatto eventuali ricongiungimenti, quei soldi saranno persi se non raggiungono 5 anni, oppure potranno accedere alla pensione attraverso il raggiungimento di 35 anni di contributi e il raggiungimento del requisito dell’età anagrafica altrimenti attraverso il raggiungimento dei famosi 40 anni di contributi
Ci viene da pensare che i cambiamenti andranno sempre e solo in un’unica direzione ossia quella di posticipare l’età pensionabile per far si che le passività dell’Inps siano parzialmente colmate e che la posizione finanziaria netta tragga respiro da queste manovre, ovviamente a svantaggio dei lavoratori. Il tutto cercandolo di agganciare facendolo dipendere a dei parametri “oggettivi” quali le famose stime Istat.
Partiamo ovviamente dalle agevolazioni fiscali connesse per le forme di accumulazione previdenziale e che si sostanziano in detrazioni previste per i contributi versati a fondi pensione e pip.
Inoltre anche se tutti siamo tentato di investire nella pensione lo stretto indispensabile e quindi solo i contributi derivanti dal reddito di lavoro dipendente, vi consiglio se avete altri redditi di utilizzare anche parte di quei redditi (come redditi derivanti dalla locazione di appartamenti, o prestazioni occasionali, o altre forme di introiti) a forme di previdenza complementare, almeno in percentuale affinché la futura pensione non sia estremamente più bassa rispetto all’attuale capacità reddituale.
Da sempre il concetto di pensione si perde insieme a quello di lungo periodo per forza di legge: come sappiamo i requisiti anagrafici e la contribuzione minima richiesta per andare in pensione riflette è espressione di un orizzonte temporale molto lungo (per ipotesi prendiamo 30 anni). Per questo siamo portati ad investire i nostri risparmi in forme di investimento di lungo periodo che ci facciano spuntare sulla un tasso di rendimento maggiore, certo a scapito della disponibilità nel breve periodo della nostra liquidità ma per quello che concerne la pensione rischiare attività più a breve termine che ci diano maggiore liquidità ci espongono a rischi eccessivi.
Inoltre come anticipato prima sarebbe ragionevole diversificare il rischio attraverso forme di investimento che non siano solo italiane ma abbiano anche una matrice internazionale. So che all’inizio si può avere qualche remora a fidarsi di istituti stranieri, ma al fine di diversificare il rischio è un comportamento di investimento ragionevole impiegare parte della nostra liquidità e della nostra futura pensione anche in forme di investimento internazionali.
Inoltre vi consiglio, se non siete stati ex dirigenti e non avete una consistenza patrimoniale che vi permette di godervi appieno la pensione si prolungare quanto più possibile l’attività lavorativa nel corso degli anni allungando in tal modo il periodo di pensionamento in quanto la pensione “costa cara”, nel senso che una giornata da riempire porta all’impiego di risorse finanziarie visto che se oggi avete bisogno di X per vivere agiatamente durante la pensione avrete molto più tempo da impiegare e pertanto avrete necessità anche di impiegare maggiori risorse finanziarie.
In ultimo ma non meno importante ritengo sia preferibile nella scelta del proprio investimento nella pensione di privilegiare le forme di investimento che erogano proventi soggetti a tassazione separata e che permettono in tal modo di spuntare una minore tassazione rispetto alle aliquote progressive irpef; questo sempre nell’ottica di ottimizzazione anche del carico fiscale legato alle decisioni di investimento, anche perchè la tassazione dei fondi complementari aperti e chiusi può cambiare.
Vi consigliamo quidni di tenere a mente nella scelta della giusta pensione e del migliore investimento nelle forme di investimento previdenziale delle variabili legate al lungo periodo, lla diversificazione del rischio, all’età pensionabile, al gestore degli investimenti.
Spesso inoltre e come anticipato in premessa ci possono essere delle norme o delle nuove leggi dispongono delle specifiche agevolazioni fiscali per l’investimento in forme di previdenza complementare.
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