Premi produttività: riduzione dell’imposta sostitutiva

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Cosa sono i premi di produttività

Il premio di produzione, noto anche come premio di risultato o di produttività, è una forma di retribuzione aggiuntiva rispetto alla normale retribuzione e, solitamente, viene riconosciuto a seguito di un incremento della produttività aziendale, al raggiungimento di obiettivi specifici o al completamento di determinati progetti. Nel caso in cui la contrattazione collettiva lo preveda, i lavoratori possono scegliere di ricevere il premio di produzione direttamente in busta paga oppure sotto forma di servizi di welfare aziendale, scegliendo tra le agevolazioni messe a disposizione dall’azienda all’interno del suo piano di welfare (sanità integrativa e previdenza complementare; buoni spesa; servizi di assistenza per familiari anziani e disabili; baby-sitter, ecc).

Le aziende che offrono ai dipendenti questo tipo di incentivi godono, inoltre, di agevolazioni fiscali che permettano di ridurre il costo del personale. Poichè costituiscono elementi integrativi della retribuzione di base e consistono in veri e propri compensi aggiuntivi, gli è attribuita natura retributiva.

Cosa deve fare un’azienda per istituire un premio di produzione?

Le condizioni per cui un’azienda sia obbligata ad erogare il premio di produzione ai propri collaboratori sono due:

  • il fatto che questo tipo di retribuzione aggiuntiva sia previsto dal CCNL o da un altro tipo di contratto collettivo;
  • il raggiungimento degli obiettivi fissati dal datore di lavoro;

Nel caso in cui l’azienda non riesca a raggiungere gli obiettivi prefissati, la legge prevede che questo tipo di contributo non possa essere erogato. Se una di queste due condizioni viene meno, gli eventuali bonus versati dal datore di lavoro non possono essere considerati come premio di produzione e non saranno soggetti alla tassazione agevolata.

Come vengono tassati i premi di produttività? Come verranno tassati nel 2024?

I premi di produzione che hanno natura giuridica sono tassati con un’aliquota agevolata del 10% fino al raggiungimento dei 3.000,00 euro annui per redditi fino a 80.000,00 euro. In caso di coinvolgimento paritetico dei dipendenti, per i contratti stipulati prima del 24 aprile 2017, la soglia aumenta a 4.000€.

Chiaramente tutti quei premi convertiti in welfare che non hanno natura retributiva sono considerati esentasse. 

Le somme vengono tassate con un’aliquota agevolata al raggiungimento di incrementi di produttività nei limiti sopra indicati, in questo modo il datore di lavora stimola i suoi lavoratori a mettere in gioco in gioco le loro capacità e skills

La tassazione del premio di produzione è regolata da una normativa ben precisa, che comprende la Legge di Stabilità del 2016, e dalle Leggi di Bilancio 2017 e 2018. In particolare, la Legge di Stabilità del 2016 ha reso strutturale la detassazione delle somme versate ai lavoratori a titolo di premio di produttività. Una sintesi della normativa fiscale riguardante il premio di risultato si può trovare nella circolare dell’Agenzia delle Entrate n° 5 del 2018.

Secondo quanto stabilito dalla normativa, il premio di produzione è assoggettato ad una tassazione agevolata, che prevede l’applicazione di un’unica aliquota del 10% anziché le aliquote progressive IRPEF.

Inoltre, il lavoratore è totalmente esentato dal versamento dei contributi per queste somme, mentre per il datore di lavoro è prevista una riduzione del 20% degli oneri contributivi.

La legge stabilisce anche che siano soggetti a questo regime fiscale di favore i premi di produzione di importo non superiore a 3.000 euro erogati a lavoratori che percepiscano uno stipendio lordo annuo inferiore a 80.000 euro.

Nel caso in cui a un lavoratore vengano corrisposti più premi di produzione da aziende diverse, il limite per accedere alla tassazione agevolata rimane fissato a 3.000 euro.

Welfare Aziendale e Premi Produttività: quale conviene?

Il welfare aziendale è una forma di investimento sociale pensata per generare ricadute positive sia sui lavoratori occupati in azienda sia sul contesto socio-economico più ampio in cui esplica i suoi effetti.

Il welfare aziendale si costruisce attraverso un accordo aziendale con cui viene stabilito di fornire ai dipendenti beni, servizi ed opportunità sotto molteplici punti di vista: congedi, orari flessibili, part-time, banca delle ore, telelavoro, asili, scuole, tirocini, borse di studio, assistenza sanitaria, master, corsi linguistici, campus estivi, mensa, fondo pensioni, trasporto pubblico, e molti altri erogati in maniera diretta.

Come si può facilmente evincere, il welfare aziendale non implica alcuna dazione di danaro ai dipendenti. Ciò in quanto la dazione di danaro sarebbe gravata da oneri fiscali, previdenziali e assicurativi che la renderebbero troppo onerosa per il datore di lavoro e poco percepibile dal dipendente.

Per quel che concerne il welfare aziendale, in sede contrattuale collettiva o da semplice regolamento interno aziendale, le parti potranno convenire di sostituire in tutto od in parte i premi di produttività con il welfare contrattualizzato di cui all’art. 51, co. 2, lett f) (erogazioni a favore dei dipendenti) e art. 100 (oneri di utilità sociale) del TUIR.

A tal fine l’art. 51, co. 2, lett. F) DPR 917/1986 ss.mm.ii. prevede che non concorrano alla formazione di reddito da lavoro l’utilizzazione delle opere e dei servizi riconosciuti dal datore di lavoro volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale, offerti alla generalità dei dipendenti o a categorie di dipendenti e ai familiari per finalità quali educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto.

Pertanto, attraverso un’attenta consulenza, con lo stesso budget che le aziende destinano ai premi di produzione potrebbero essere in grado di fornire ai loro dipendenti dei piani di welfare aziendale che conferiscono maggior soddisfazione della classica dazione di danaro. In questo modo sarebbero massimizzati la resa della spesa ed il vantaggio fiscale tanto per l’azienda quanto per i lavoratori.

Sbaglia chi crede che un buon piano di welfare aziendale non sia incentivante quanto il sistema dei premi produzione. Questi ultimi sono un metodo superato e che vale solo nel breve periodo. Per contro il welfare aziendale è una modalità che tende a fidelizzare il lavoratore e garantisce una crescita nel lungo periodo. 

Cosa sono i premi di produttività?

Il premio di produzione, noto anche come premio di risultato o di produttività, è una forma di retribuzione aggiuntiva rispetto alla normale retribuzione e, solitamente, viene riconosciuto a seguito di un incremento della produttività aziendale, al raggiungimento di obiettivi specifici o al completamento di determinati progetti. Nel caso in cui la contrattazione collettiva lo preveda, i lavoratori possono scegliere di ricevere il premio di produzione direttamente in busta paga oppure sotto forma di servizi di welfare aziendale, scegliendo tra le agevolazioni messe a disposizione dall’azienda all’interno del suo piano di welfare (sanità integrativa e previdenza complementare; buoni spesa; servizi di assistenza per familiari anziani e disabili; baby-sitter, ecc).

Le aziende che offrono ai dipendenti questo tipo di incentivi godono, inoltre, di agevolazioni fiscali che permettano di ridurre il costo del personale. Poichè costituiscono elementi integrativi della retribuzione di base e consistono in veri e propri compensi aggiuntivi, gli è attribuita natura retributiva.

Cosa deve fare un’azienda per istituire un premio di produzione?

Le condizioni per cui un’azienda sia obbligata ad erogare il premio di produzione ai propri collaboratori sono due:

  • il fatto che questo tipo di retribuzione aggiuntiva sia previsto dal CCNL o da un altro tipo di contratto collettivo;
  • il raggiungimento degli obiettivi fissati dal datore di lavoro.
  • Nel caso in cui l’azienda non riesca a raggiungere gli obiettivi prefissati, la legge prevede che questo tipo di contributo non possa essere erogato. Se una di queste due condizioni viene meno, gli eventuali bonus versati dal datore di lavoro non possono essere considerati come premio di produzione e non saranno soggetti alla tassazione agevolata.

Come vengono tassati i premi di produttività? Come verranno tassati nel 2024?

I premi di produzione che hanno natura giuridica sono tassati con un’aliquota agevolata del 10% fino al raggiungimento dei 3.000,00 euro annui per redditi fino a 80.000,00 euro. In caso di coinvolgimento paritetico dei dipendenti, per i contratti stipulati prima del 24 aprile 2017, la soglia aumenta a 4.000€.

Chiaramente tutti quei premi convertiti in welfare che non hanno natura retributiva sono considerati esentasse. 

Le somme vengono tassate con un’aliquota agevolata al raggiungimento di incrementi di produttività nei limiti sopra indicati, in questo modo il datore di lavora stimola i suoi lavoratori a mettere in gioco in gioco le loro capacità e skills

La tassazione del premio di produzione è regolata da una normativa ben precisa, che comprende la Legge di Stabilità del 2016, e dalle Leggi di Bilancio 2017 e 2018. In particolare, la Legge di Stabilità del 2016 ha reso strutturale la detassazione delle somme versate ai lavoratori a titolo di premio di produttività. Una sintesi della normativa fiscale riguardante il premio di risultato si può trovare nella circolare dell’Agenzia delle Entrate n° 5 del 2018.

Secondo quanto stabilito dalla normativa, il premio di produzione è assoggettato ad una tassazione agevolata, che prevede l’applicazione di un’unica aliquota del 10% anziché le aliquote progressive IRPEF.

Inoltre, il lavoratore è totalmente esentato dal versamento dei contributi per queste somme, mentre per il datore di lavoro è prevista una riduzione del 20% degli oneri contributivi.

La legge stabilisce anche che siano soggetti a questo regime fiscale di favore i premi di produzione di importo non superiore a 3.000 euro erogati a lavoratori che percepiscano uno stipendio lordo annuo inferiore a 80.000 euro.

Nel caso in cui a un lavoratore vengano corrisposti più premi di produzione da aziende diverse, il limite per accedere alla tassazione agevolata rimane fissato a 3.000 euro.

Welfare Aziendale e Premi Produttività: quale conviene?

Il welfare aziendale è una forma di investimento sociale pensata per generare ricadute positive sia sui lavoratori occupati in azienda sia sul contesto socio-economico più ampio in cui esplica i suoi effetti.

Il welfare aziendale si costruisce attraverso un accordo aziendale con cui viene stabilito di fornire ai dipendenti beni, servizi ed opportunità sotto molteplici punti di vista: congedi, orari flessibili, part-time, banca delle ore, telelavoro, asili, scuole, tirocini, borse di studio, assistenza sanitaria, master, corsi linguistici, campus estivi, mensa, fondo pensioni, trasporto pubblico, e molti altri erogati in maniera diretta.

Come si può facilmente evincere, il welfare aziendale non implica alcuna dazione di danaro ai dipendenti. Ciò in quanto la dazione di danaro sarebbe gravata da oneri fiscali, previdenziali e assicurativi che la renderebbero troppo onerosa per il datore di lavoro e poco percepibile dal dipendente.

Per quel che concerne il welfare aziendale, in sede contrattuale collettiva o da semplice regolamento interno aziendale, le parti potranno convenire di sostituire in tutto od in parte i premi di produttività con il welfare contrattualizzato di cui all’art. 51, co. 2, lett f) (erogazioni a favore dei dipendenti) e art. 100 (oneri di utilità sociale) del TUIR.

A tal fine l’art. 51, co. 2, lett. F) DPR 917/1986 ss.mm.ii. prevede che non concorrano alla formazione di reddito da lavoro l’utilizzazione delle opere e dei servizi riconosciuti dal datore di lavoro volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale, offerti alla generalità dei dipendenti o a categorie di dipendenti e ai familiari per finalità quali educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto.

Pertanto, attraverso un’attenta consulenza, con lo stesso budget che le aziende destinano ai premi di produzione potrebbero essere in grado di fornire ai loro dipendenti dei piani di welfare aziendale che conferiscono maggior soddisfazione della classica dazione di danaro. In questo modo sarebbero massimizzati la resa della spesa ed il vantaggio fiscale tanto per l’azienda quanto per i lavoratori.

Sbaglia chi crede che un buon piano di welfare aziendale non sia incentivante quanto il sistema dei premi produzione. Questi ultimi sono un metodo superato e che vale solo nel breve periodo. Per contro il welfare aziendale è una modalità che tende a fidelizzare il lavoratore e garantisce una crescita nel lungo periodo. 

Aurelio Salata, avvocato civilista del Foro di Roma, con particolare esperienza nel diritto del lavoro e nella contrattualistica commerciale. Da circa dieci anni assiste prevalentemente piccole e media imprese su tutto il territorio nazionale. Già docente universitario a contratto in materia di protezione dei dati personali, è oggi membro della Commissione Privacy dell’Ordine degli Avvocati di Roma ed è iscritto negli elenchi degli avvocati che l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America mette a disposizione dei propri concittadini che necessitano di assistenza legale nel nostro paese. Lo Studio Legale Salata è in grado di assistere a tutto tondo le imprese, estere ed italiane, che operano sul nostro territorio. I quattro pilastri su cui verte principalmente l’attività sono: - controllo di gestione volto alla massimizzazione del risparmio fiscale; - gestione dei rapporti di lavoro per un risparmio sul costo del personale; - contrattualistica commerciale finalizzata ad evitare il recupero del credito; - contenzioso giudiziario sia civile che tributario. L’attività professionale dell’avvocato Aurelio Salata è particolarmente apprezzata da società in fase di cambio generazionale o di transizione verso nuovi mercati, anche con riorganizzazione dei sistemi produttivi.

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