E’ stata diramata una disposizione da parte dell’ordine dei Dottori Commercialista tesa alla quantificazione della certificazione del credito di imposta Iva risultante dalle dichiarazione dei redditi al fine della compensazione del credito IVA con altri tributi (cd compensazione orizzontale).
Ricordiamo che il 30 aprile è la prima data a partire dalla quale si potrà presentare la dichiarazione Iva per cui la prima data da cui potrà emergere il credito compensabile in dichiarazione.
La ratio normativa del provvedimento
La ratio della legge risiede nel tentativo di parecchi furbetti di presentare F24 a zero con compensazioni su crediti assolutamente inesistenti o errati e che l’agenzia impiega talvolta troppo tempo a scoprire mentre magari la società impietosamente chiude o si trasferisce e diventa una scatola vuota con impossibilità di recuperare i tributi no versati al tempo grazie alla compensazione.
Novità dal 2016
Il limite al di sopra del quale è necessario procedere all’apposizione del visto di conformità qualora si voglia effettuare la compensazione di un credito Iva con altro tributo all’interno del modello F24 è di 5 mila euro.
Novità dal 2014 per la certificazione dei crediti
Inutile dire che anche sul fronte delle compensazioni tra tributi diversi abbiamo visto che sono state modificate le modalità di presentazione del modello F24 che non potrà più essere presentato alla banca per intenderci con i classici servizi di home banking ma sarà necessario effettuarlo telematicamente per il mezzo di Entratel o Fisconline.
Quali crediti si devono certificare
La certificazione dei crediti tributaria potrà avere ad oggetto i seguenti tributi:
- Ires
- Irpef
- Irap
- Ritenute alla fonte
- Addizionale regionale e comunale
I crediti da certificare sono solo ed esclusivamente quelli emergenti dalla dichiarazione dei redditi ultima presentata e non sono quelli che nel corso dell’anno si sono manifestati. Insomma in parole poveri se il fisco ancora non li ha visti per il mezzo di una dichiarazione Unico, Iva o Irap non ci sarà bisogno di certificarli perchè l”Agenzia delle entrate non potrebbe verificarli o accertarli o procedere ad eventuale rettifica.
L’origine normativa risiede nell’articolo 35, co. 1, lett. a), D.Lgs. 241 del 1997 secondo cui ” a) rilascia un visto di conformità dei dati delle dichiarazioni, predisposte dal centro, alla relativa documentazione e alle risultanze delle scritture contabili, nonché di queste ultime alla relativa documentazione contabile;”
Le altre fattispecie di certificazioni ai fini fiscali, disciplinate dagli artt. 35 e articolo 36, D.Lgs. 241 del 1997, sono l’asseverazione degli studi di settore o la certificazione tributaria (o “visto pesante”), che può essere rilasciato a contribuenti titolari di reddito d’impresa in regime di contabilità ordinaria.
I controlli che deve effettuare il professionista
Anche se starete pensando che alla fine il commercialista per mettere una firma si prende un sacco di soldi (questo è la prima sensazione del cliente che si sente dire qual’è l’onorario) in realtà dovrete ricredervi perchè oltre a dover effettuare una serie di controlli (che potrebbe anche non fare) si assume anche la responsabilità personale dell’esistenze ed effettiva possibilità di utilizzo di quel credito.
Per quanto riguarda il visto di conformità, con l’apposizione del medesimo, viene attestata l’esecuzione dei controlli indicati dall’articolo 2, D.M. 164 del 1999 che recita:
1. Il rilascio del visto di conformità’ di cui all’articolo 35, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, implica il riscontro della corrispondenza dei dati esposti nella dichiarazione alle risultanze della relativa documentazione e alle disposizioni che disciplinano gli oneri deducibili e detraibili, le detrazioni e i crediti d’imposta, lo scomputo delle ritenute d’acconto.
2. Il rilascio del visto di conformità’ di cui all’articolo 35, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, implica, inoltre:
- a) la verifica della regolare tenuta e conservazione delle scritture contabili obbligatorie ai fini delle imposte sui redditi e delle imposte sul valore aggiunto;
- b) la verifica della corrispondenza dei dati esposti nella dichiarazione alle risultanze delle scritture contabili e di queste ultime alla relativa documentazione;
Inoltre, si chiarisce che non tutte le circostanze che possono dar luogo ad una rettifica della dichiarazione sono oggetto di controllo o rilevazione da parte del soggetto che rilascia il visto di conformità.
Cosa rischiano i professionisti se sbagliano (con dolo o anche senza ossia in buona fede)
Le sanzioni nei casi di infedeltà del visto di conformità si realizzeranno quando ci sarà differenza tra quanto utilizzato e quanto ricostruito dall’agenzia (ovviamente si potrà andare in contenzioso).
Come si fa ad avere il visto di conformità e la certificazione del credito tributario
In estrema sintesi in effetti la certificazione del credito Iva o anche di altri tributi si sostanzia nell’apposizione del la firma e del codice fiscale del professionista incaricato nella dichiarazione dei reddito e potrà essere effettuato anche direttamente dalle società di revisioni che esercitano il controllo contabile.
Alcuni chiarimenti importanti sui soggetti abilitati ad effettuare la certificazione dei crediti tributari sono contenute nella Risoluzione Ministeriale 82 del 2014
Cos’è il visto di conformità
Ricordiamo infatti che la Legge n.102 del 2009 ha introdotto l’obbligo per i crediti Iva di importo superiore ai 15.000 euro da utilizzare in compensazione orizzontale con altri tributi in F24, di farsi rilasciare una certificazione della bontà del credito o anche detto visto leggero, da parte di un professionista abilitato (dottore commercialista, revisore contabile, ecc.). Oggi il limite è di 5 mila euro.
Apposizione del visto di conformità del credito
Importante sapere che per alcune compensazioni di importi superiori ad una certa soglia sono stati richiesti dei visti di conformità da apporre sulle dichiarazioni dei redditi ad opera di professionisti abilitati; primi fra tutti dottori commercialisti, CAF e anche ragionieri che posseggono determinati requisiti. A tal proposito potete leggere l’articolo di approfondimento dedicato proprio a quanto costa il visto di conformità leggero.
Come funziona il visto di conformità per la compensazione dei crediti tributari e fiscali e quali sono i nuovi limiti dopo i quali scatta l’obbligo all’apposizione del visto.
In questi giorni viene richiesto quanto costi effettivamente farsi apporre questo visto di conformità ai fini dell’utilizzo del credito dal momento il tariffario dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili nulla diceva in merito in quanto la disciplina ad oggi non esisteva e non era riconducibile a fattispecie analoghe.
A tal proposito ho scritto un articolo con i possibili costi che ragionevolmente possono essere previsti per l’apposizione del visto di conformità o visto leggero anche in considerazione dell’attività svolta dal dottore commercialista e del profilo di responsabilità connesso. Costi visto di conformità per Crediti Tributari
In tal modo è stata dapprima diramata dall’Ordine la check list per la verifica della bontà del credito Iva che rappresenta un utile strumento di verifica tanto da parte dei verificatori abilitati a rilasciare la certificazione sia lo strumento utile al soggetto per verificare che è a posto con a propria tenuta della contabilità e dei registri Iva, nonché delle dichiarazioni.
Novità 2019 sul profilo di responsabilità
Il Decreto Legge n.4/2019, convertito con modificazioni dalla Legge n° 26/2019 ha eliminato la responsabilità solidale del dottore commercialista, professionista o CAF per l’apposizione di un visto di conformità infedele sul modello 730.
Laddove quindi vi sia un accertamento da parte dell’agenzia delle entrate sarà il contribuente il responsabile dovrà pagare lui imposte, ed interessi legati per colpa del visto di conformità infedele. Il professionista che appone il visto invece dovrà versare le sole sanzioni pari al 30% della maggiore imposta recuperata a tassazione. Solo nell’ipotesi in cui il professionista sia stato indotto con dolo o colpa allora il contribuente si accollerà anche le sanzioni anche se questo andrà provato in giudizio.
Quanto potrebbe costare il visto del professionista per la certificazione del credito Iva
La tariffa scelta dall’ordine per l’apposizione del visto leggero di bontà ed utilizzabilità del credito Iva si sostanzia pertanto nell’applicazione di una tariffa che oscilla tra lo 0,50% ed il 2,00% del credito da certificare. Lo stesso onorario deve essere applicato anche nel caso del soggetto che effettua il controllo contabile.
Nella tabella che segue ci sono degli esempi su quanto costa, in termini di onorari del professionista farsi certificare il proprio credito Iva, ricordiamo sempre e solo per le compensazioni orizzontali con altri tributi.
Riguardo alle modalità ulteriori di utilizzo potete leggere l’articolo relativo all’utilizzo del credito Iva. In questo troverete come si utilizza e entro quando presentare il nuovo modello Iva TR.
Montante credito | Range % (0,50 – 2,00) | Onorari professionista | ||
1.000,00 | 0,5% | 2,0% | 50,00 | 20,00 |
5.000,00 | 0,5% | 2,0% | 250,00 | 100,00 |
10.000,00 | 0,5% | 2,0% | 500,00 | 200,00 |
15.000,00 | 0,5% | 2,0% | 750,00 | 300,00 |
20.000,00 | 0,5% | 2,0% | 1.000,00 | 400,00 |
25.000,00 | 0,5% | 2,0% | 1.250,00 | 500,00 |
50.000,00 | 0,5% | 2,0% | 2.500,00 | 1.000,00 |
75.000,00 | 0,5% | 2,0% | 3.750,00 | 1.500,00 |
100.000,00 | 0,5% | 2,0% | 5.000,00 | 2.000,00 |
150.000,00 | 0,5% | 2,0% | 7.500,00 | 3.000,00 |
Documentazione da presentare per il visto di conformità
Al professionista incaricato sarà necessario presentare prima di tutto una visura camerale aggiornata per verificare i dati anagrafici della società. Poi si andrà sull’operativo per cui sarà necessario produrre le liquidazioni Iva mensili o trimestrale a seconda della tipologia di contribuente. Poi si dovranno presentare le deleghe di versamento o quietanze dei modelli F24 versati nel corso dell’anno oggetto di dichiarazione.
Si dovrà presentare anche il modello dichiarazione IVA relativo all’anno precedente comprensivo della ricevuta di invio telematico in modo da verificare con quale credito eventualmente o debito chiudeva la dichiarazione Iva;
Se siete obbligati anche alla compilazione dei registri dei corrispettivi dovrete fornire anche quelli al professionista incaricato ad apporre il visto.
Poi sarà necessario anche effettuare un riscontro con le scritture contabili avvenne nel corso dell’anno non solo per controllare la bontà di quello che è presente in contabilità ma anche per verificare le compensazioni che sono avvenute tra Iva ed Iva ossia compensazioni cosiddette verticali.
Per sbrigarsela in tempi rapidi potrete anche direttamente accedere al vostro cassetto fiscale dove trovate sia i dichiarativi presenti sia le quietanze F24 che risultano all’agenzia delle entrate.
Verifica dei soggetti autorizzati ad apporre il visto di conformità
L’agenzia delle entrate ha messo a punto anche un servizio con cui si può interrogare il database dell’anagrafe tributaria e verificare se il professionista o la società che vi sta proponendo l’apposizione di un visto o a cui l’avete richiesta voi è autorizzata a farlo.
lo trovate in questo link: Verifica soggetti autorizzati apposizione visto di conformità
Prassi collegata
Circolare del 23/12/2009 n. 57 – Agenzia delle Entrate – Direzione Centrale Servizi ai Contribuenti – che da cloni importanti chiarimenti su chiarimenti riguardo alle disposizioni stabilite dall’art. 10 del D.L. n. 78/2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 102 del 3 agosto 2009, che prevede l’obbligo del visto di conformità per l’utilizzo in compensazione dei crediti Iva per importi superiori a 15.000 euro, relativamente alle dichiarazioni dalle quali emerge il credito; elenco degli adempimenti preliminari a carico degli intermediari, i controlli da effettuare e gli effetti del visto di conformità.
Ricordiamo che dall’entrata in vigore del Decreto legge n. 50 del 2016 il limite da 15 mila euro è sceso a 5 mila euro.
Modulo per Richiesta Accredito Rimborso
Modulo Richiesta rimborso Accredito Dichiarazione dei redditi
MODELLO PER LA RICHIESTA DI ACCREDITO SU CONTO CORRENTE
Riferimenti normativi
La normativa relativa alla compensazione e al visto di conformità ruota attorno alla legge n.388 del 2000 articolo 34 e art. 17, DLgs 241 del 1997.
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Compensazione o rimborso dei crediti tributari
http://www.tasse-fisco.com/societa/compensazione-rimborso-f24-limite-visto-conformita/30628/
[…] Dove finiscono gli altri soldi: finiscono in una voce “credito IVA” ovvero un anticipo tasse che possono essere utilizzate dal 30 aprile dell’anno successivo, quindi anche oltre un anno dopo aver ricevuto il bonifico dei clienti. Ma non è solo una questione di tempo: per poter usufruire di questo credito è necessario una certificazione da parte del commercialista che consta in un ulteriore controllo amministrativo da parte nostra oltre ad una parcella del nostro professionista di circa 2.000€. Per approfondimenti e conferme potete leggere questo articolo di Tasse-fisco.com […]
chiedo venia e ringrazio per la precisazione
I conti sono fatti su 5% e 2%, non 5 e 20, giusto per essere pignoli, anche se è colpa di excel
L’errore si nascondeva nella formula. Grazie mille per la segnalazione per il contributo che date anche voi lettori.
Come mai indicate come percentuale di calcolo del compenso dul valore pratica un range tra 0,5% e 2,0% e nella tabella applicate un range tra 5,0% e 20,0%?
Dov’è l’errore?
Gli importi calcolati nella tabella di esempio sono sbagliati, come percentuali per i calcoli sono stati presi il 5,00% e 20,00% e non 0,5 e 2,00. Per il resto l’articolo è molto interessante.
Mi perdoni la tabella riportava il testo non corretto, si attenga a quanto ho scritto: Le tabelle in excell non piacciono troppo a questi blog :)
i calcoli sono corretti?!
è dallo 0,5% al 2% del credito o dal 5% al 20% del credito?