Vediamo che cos’è un ETF, come funziona, quali sono le tipologie di costi sottostanti e se c’è una forma di convenienza a ad acquistarli o meno anche in considerazione della loro tassazione.
ETF: definizione, cos’è un ETF
ETF sta per Exchange Trade Found e significa fondo quotato sul mercato regolamentato al pari di un fondo di investimento ma con caratteristiche leggermente diverse. L’ETF infatti anni è quotato in borsa al pari di una qualsiasi azione corporate ma il suo rendimento o perfomance è agganciato a un indice detto anche benchmark di riferimento. Altra caratteristica è che dietro non c’è un gestore attivo ma la gestione in questo caso è passiva.
Questo significa che non c’è dietro un professionista o più professionisti che acquistano e vendono titoli sottostanti il prodotto finanziario perchè il prodotto replica un indice, la maggior parte delle volte, amplificandone gli effetti.
Quali sono i vantaggi dell’ETF
Il vantaggio consiste nel fatto che replicando un indice di mercato e assume in sé un elevato grado di diversificazione e questa già di per sé una componente da prendere estremamente in considerazione individuazione dei pesi all’interno di un portafoglio che possa essere composto e produrre i risultati sperati. Risultati sperati che sono sempre in stretta correlazione rispetto al proprio profilo di investimento e la propria propensione al rischio, nonché anche della disponibilità economica che se vuole impiegare in un dato orizzonte temporale.
Vantaggi e pregi degli ETF
Gli ETF offrono i seguenti vantaggi:
- ridotti costi di gestione per cui sono economici: non ci sono commissioni
- sono trasparenti nel senso che è di immediata evidenza la loro composizione e dei sottostanti. L’investimento è nell’indice e il prezzo delle quote è trasparente e stabilito nell’incontro tra domanda e offerta su un mercato regolamentato. Nei fondi invece si acquista una quota del fondo sottoscrivendola.
- alto grado di diversificazione
- sono liquidi
L’ETF consente quindi di incrementare notevolmente la composizione del portafoglio facendo aumentare la sua diversificazione e con questo riducendone il rischio e della volatilità, anche se ai tempi del corona virus e delle infelici uscite di Lagarde il mondo sta sperimentando nuovamente elevati tassi di volatilità.
La maggiore diversificazione dell’ETF pertanto dona a questo strumento una maggiore diversificazione rispetto ad altri strumenti finanziari e quindi con minore tasso di rischiosità rispetto ad altri investimenti come investimenti di tipo azionario per esempio o anche obbligazionario. Tuttavia è necessario comprendere bene come funziona questo strumento e a quali indice è’ legato.
Altra caratteristica importante di questo prodotto finanziario e che diversamente dei fondi di investimento, al suo interno non ci sono titoli tossici o i componenti di fondo ma di cui non si conosce la natura e le caratteristiche. Basti pensare all’indice Standard and Poor’s, Euro Stoxx, Dow Jones, S&P 500, Nasdaq il Dax, oppure FTSI MIB solo per fare alcuni esempi.
Trattandosi di indici e come se con unico investimento stesso te investendo anche in più di 100, 200 o 300 società contemporaneamente senza dover acquistare dei quantitativi minimi.
Tuttavia è possibile anche investire in più indici con geografiche diverse oppure più indici con caratteristiche completamente diverse per cui è sempre fondamentale capire come si vuole costruire il proprio portafoglio e verificare la composizione dell’ETF. Oppure basti pensare anche ai ETF globali.
Tuttavia essendo attaccato un indice di rischio sottostante può essere anche quello di natura azionaria per cui non è detto che l’11 nel tempo cresca necessariamente anche se nessuno dice anche di lungo periodo le statistiche CIN segnano questo punto non possiamo prevedere però eventuali volatilità nel corso della sua vita.
Altri Pregi degli ETF risiedono nel fatto che non vi sono barriere all’entrata per cui non vi sono size minime di ingresso per cui è un prodotto che si rivolge a tutti. Inoltre i costi di gestione annua sono molto ridotti anche se sempre meglio visionare fin da subito quali son le commissioni di gestione.
Altro pregio risiede nel fatto che non c’è rischio di default o fallimento. Il patrimonio dell’ETF infatti è separato da quello della SGR. La quotazione dell’etf è in tempo reale
Quando conviene investire in ETF
Fondamentalmente è rappresentato dalla zia di prodotto finanziario che dovrebbe essere inserita con i propri pesi all’interno di un portafoglio secondo le esigenze di investimento e la propria propensione al rischio che sicuramente è un buon gestore mi saprà consigliare nel modo più appropriato rispetto a me. Tuttavia c’è da dire che rappresenta un buon investimento su orizzonti temporali di medi lunghi periodi caratterizzati da bassi indici di volatilità. Tuttavia sicuramente vi saranno gestori che effettua una trading Day By Day anche su questa tipologia di prodotti finanziari.
Non avendo alti costi di gestione è possibile anche ipotizzare di effettuare diversi acquisti ripetuti secondo un vero e proprio piano di accumulo nel corso del medio lungo periodo.
Quanto costa un ETF
Solitamente questo genere di prodotti finanziari ha un costo annuo fisso al pari di una fee che matura periodicamente su base annuale e, a differenza di altri prodotti come potrebbero essere dei fondi di investimento, ovvero azioni non hanno commissioni di entrata o in uscita e, almeno è quello che mi risulta non è caratterizzato da commissioni di performance. Avrà quindi solamente una commissione iniziale di acquisto e forse anche di vendita a seconda della tipologia.
Solitamente comunque le commissioni di gestione sono al di sotto di quelle previste per la gestione di fondi di investimento. Anche queste comunque dovranno essere oggetto di una positiva analisi da parte vostra e saranno riportate nel foglio estrattivo. Parliamo comunque di costi intorno allo 0,10% mentre sui fondi di investimento siamo solo 1%, 1,5%.
Per questo motivo non sono solitamente i primi prodotti che spingono i promotori finanziari in quanto non generano per loro commissioni.
ETF: cosa devo sapere
Gli ETF rappresentano una tipologia di strumenti per investitori leggermente più esperti per questo consiglio sempre di farsi consigliare da un esperto possibilmente indipendente. Sono strumenti che hanno il proprio prospetto informativo e documento integrativi da leggere.
Tassazione ETF: plusvalenze, cedole dividendi e minusvalenze
Dobbiamo prima di tutto fare una distinzione tra ETF armonizzati e non armonizzati sono trattate come redditi ordinari. Nella maggior parte dei casi si procede mediante l’apertura di un deposito titoli presso la vostra banca, una di quelle tradizionali. Tuttavia sempre più piattaforme di trading si stanno affacciando al mercato dell’intermediazione sfruttando le alte commissioni che le banche tradizionali applicano sul trading, o anche semplicemente sull’acquisto e vendita di titoli. Il possesso di ETF tramite un qualsiasi intermediario finanziario residente della Repubblica consente nella maggior parte dei casi di farsi applicare la tassazione direttamente da questi attraverso il regime del risparmio amministrato. Tuttavia si può anche richiedere all’intermediario l’opzione per il regime dichiarativo. Inutile dire che questo secondo necessita di conoscenze sul funzionamento della tassazione e richiede anche un onere dichiarativo non indifferente in quanto dovrete in pratica compilare la vostra dichiarazione autonomamente. Non ne percepisco ancora il vantaggio e lo utilizzerei solo se costretto dalla tipologia di trading adottato.
Nel caso di banche non residenti o anche di altri intermediari non residenti si applica necessariamente il regime dichiarativo. Nel regime dichiarativo poi la tassazione dipende dal fatto che gli ETF siano armonizzati o non. In sintesi la differenza risiede nel fatto che soddisfino determinati standard europei in termini di rapporto informativo e trasparenza nel contento e nella gestione. Quelli armonizzati sono quindi soggetti a vigilanza nel proprio Stato di residenza
Le plusvalenze derivanti da ETF armonizzati sono dichiarate come redditi di capitale mentre quelle di titoli non armonizzati come redditi diversi.
GLI ETF possono generare proventi derivanti sia dal differenziale tra prezzo di acquisto e prezzo di rivendita sia eventuali dividendi che sono erogati duranti il periodi di possesso del del prodotto.
Da un punto di vista metodologico le cedole o i dividendi sono redditi di capitale mentre la plusvalenza generata dal differenziale tra prezzo di acquisto e rivendita sono classificati come redditi diversi. Il differenziale positivo prende anche il nome di plusvalenza da realizzo o capital gain.
L’eventuale delta negativo invece pende il nome di minusvalenza da realizzo o capital loss.
Il decreto legislativo n. 44/2014 ha recepito la Direttiva 2011/61/UE sui gestori di fondi d’investimento alternativi ed ha previsto che tutti i proventi generati dall’ETF sono assimilabili a redditi di capitale. Le eventuali minusvalenze sono trattate come redditi diversi.
Le plusvalenze sono tassate al 26% (prima era il 20%) anche se nel caso in cui questi abbiano al loro interno titoli di Stato scende al 12,50% limitatamente alla componente in Titoli di Stato italiani ovvero di Paesi “White List” o emessi da enti sovrannazionali.
Tabella Tassazione ETF armonizzati
Tipo di regime | Regime amministrato | Regime dichiarativo | Regime gestito |
Redditi da capitale
(compresi dividendi) |
Ritenuta fiscale a titolo d’imposta del 26% da parte dell’intermediario.
Nessuna indicazione in dichiarazione dei redditi. |
Ritenuta del 26% da parte dell’intermediario.
Nessuna indicazione in dichiarazione dei redditi. |
Concorrono a formare il risultato finale di periodo e sono soggetti ad imposta sostitutiva del 26%. |
Redditi diversi | Ritenuta fiscale a titolo d’imposta del 26% da parte dell’intermediario.
Nessuna indicazione in dichiarazione dei redditi |
Sono da indicare in dichiarazione dei redditi da parte dell’investitore e sono soggetti ad aliquota marginale Irpef. | Concorrono a formare il risultato finale di periodo e sono soggetti ad imposta sostitutiva del 26%. |
Nel caso di ETF che replicano titoli di stato si applica la stessa tassazione del 12,50% prevista per questi.
Tassazione ETF non armonizzati
Tipo di regime | Regime amministrato | Regime dichiarativo | Regime gestito |
Redditi da capitale
(compresi dividendi) |
Ritenuta a titolo d’acconto del 26% da parte dell’intermediario.
Sono da indicare in dichiarazione dei redditi e soggetti ad aliquota marginale Irpef. |
Ritenuta a titolo di acconto del 12,5% da parte dell’intermediario.
Sono da indicare in dichiarazione dei redditi e soggetti ad aliquota marginale Irpef. |
Non concorrono a formare il risultato di fine periodo e sono soggetti ad una ritenuta a titolo di acconto del 26% |
Redditi diversi | Ritenuta a titolo d’imposta del 26% da parte dell’intermediario.
Nessuna indicazione in dichiarazione dei redditi. |
Non sono soggetti a nessuna ritenuta a titolo di acconto.
Sono da indicare in dichiarazione dei redditi e soggetti ad aliquota marginale Irpef. |
Partecipano alla formazione del risultato di fine periodo e sono soggetti ad imposta sostitutiva pari al 26%. |
Tassazione ETF non armonizzati
La tassazione degli ETF non armonizzati segue la tassazione ordinaria per scaglioni IRPEF che come sapete partono dal 23% fino ad arrivare al 43% a seconda del livello di reddito raggiunto.
Scaglioni di reddito Irpef | Imposta da pagare Irpef | Limite Minimo | Limite Massimo | Aliquota Irpef (%) |
fino a euro 15.000,00 | 23% sull’intero importo | – | 15.000 | 23% |
oltre euro 15.000,00 e fino a euro 28.000,00 | 3.450,00 + 27% parte eccedente 15.000,00 | 15.000 | 28.000 | 27% |
oltre euro 28.000,00 e fino a euro 55.000,00 | 6.960,00 + 38% parte eccedente 28.000,00 | 28.000 | 55.000 | 38% |
oltre euro 55.000,00 e fino a euro 75.000,00 | 17.220,00 + 41% parte eccedente 55.000,00 | 55.000 | 75.000 | 41% |
oltre a euro 75.000,00 | 25.420,00 + 43% parte eccedente 75.000,00 | 75.000 | 43% |
Il riferimento normativo della ritenuta del 26% + contenuto nell’articolo 10-ter co. 1, 2 e 4 della Legge n. 77/83.
In altre parole per gli ETF non armonizzati alla ritenuta a titolo di acconto del 26% si aggiunge la tassazione ordinaria IRPEF per scaglioni dir reddito.
Esempio tassazione ETF
Laddove un ETF abbia al suo interno 60% titoli di Stato e 40% corporate le eventuali plusvalenze, ovvero i redditi calcolati come differenza tra prezzo carico e prezzo di realizzo, saranno tassati al 12,5% sul 60% mentre la restante parte al 26%. Ci potranno essere poi ETF che staccano dividendi nel corso dell’anno o altri ETF che incorporeranno in sè non solo una plusvalenza da prezzo ma anche una da cambio in quanto espresso in una valuta diversa dall’euro.
Potremmo avere quindi ETF di diritto estero armonizzati e di diritto estero non armonizzati. Quelli no armonizzati sono quotati in mercati fuori dalla Comunità Europea
La tassazione potrà avvenire secondo il:
1) regime amministrato;
2) regime dichiarativo;
3) regime del risparmio gestito.
Vi anticipo che sicuramente applicherete il regime amministrato per cui sull’eventuale plusvalenza vi sarà applicata una tassazione del 26% o del 12,5% a seconda della tipologia di prodotto come visto sopra nelle tabelle. “Alla fonte” significa che ve l tratterrà direttamente la banca o l’istituto di credito sotto forma di ritenuta. “A titolo di imposta” significa che la tassazione su quel provento (reddito) si esaurisce con quel prelievo. Sullo stesso non saranno dovute più imposte. Ma questa non deve trarvi in inganno in quanto la redditività del prodotto non la fa la tassazione agevolata ma la performance al netto dei costi di gestione.
Nella vostra dichiarazione dei redditi in questo caso non dovrete indicare alcunchè.
nel dichiarativo devi compilare autonomamente la dichiarazione die redditi. Il prezzo di carico non è il costo medio ponderato ma si applica il LIFO. Si pagano le imposte queando presenti la dichiarazione e non al momento del realizzo. per il resto sono la stessa cosa. Il problema è che se fai trading nel dichiarativo hai un onere dichiarativo molto alto e potrebbe avere dei costi e dei rischi operativi alti.
Salve,
1) qual è la differenza tra regime amministrato e dichiarativo visto che praticamente dalla tabella sembrano la stessa cosa?
2)Il regime gestito, deduco sempre dalla tabella, comporta una tassazione del solo 26%, rispetto agli altri due regimi dove il 26% è a titolo d’acconto?
grazie
Oh mamma quanta severità, si vede che ormai il Natale è alle spalle
1 stella perchè il testo riporta 26% e le tabelle 12,5%
Mi dica su cosa ha dei dubbi che proviamo a migliorarci
Avrei voluto dare 6 stelle per i contenuti, ma ci sono dei passaggi che non ho capito (nel senso che mi sembra che non tornino proprio per come sono scritti).
Per adesso ne ho potute dare soltanto la metà, grazie comunque