La nuova tassazione fiscale delle rendite finanziarie di azioni, obbligazioni, bond, fondi pensione, dividendi, conti di deposito, conti correnti, pronti contro termine, depositi e altri strumenti finanziari cambia ed in molti casi da luglio 2014 ha subito un generale incremento di aliquota e qui vediamo quando scatta, quanto vale e come evitare gli strumenti più costosi in termini fiscali.
Se nel 2011 avevate assistito all’aumento della tassazione su molti strumenti finanziari passando dal 12,50% al 20%, dal 2014 sono state nuovamente incrementate al 26% eccetto alcuni casi che vedremo nel seguito ed introdotto dal Decreto Legge n. 66/2014 e più precisamente agli articoli 3 e 4.
Novità dal primo luglio 2014 in sintesi
In estrema sintesi la tassazione sugli strumenti finanziari viene aumentata dal 20% al 26%, eccetto per i titoli di stato emessi da Stati Sovrani rientranti nella White list che potranno beneficiare dell’imposta sostitutiva ridotta sempre al 12,5%. Effettivamente l’aumento del prelievo sarà a partire dal primo luglio 2014 e comprenderà anche gli interessi sui conti correnti e depositi postali, con l’esclusione dei titoli di stato. Inoltre le banche dovranno pagare la tassa sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia in un’unica soluzione entro il 30 giugno prossimo venturo.
Nel seguito la tabella con le aliquote delle tassazione delle rendite finanziarie:
Aliquota al 26%
- Aliquota del 26% per tutti i redditi di capitale individuati dall’articolo 44 del Tuir;
- Redditi di capitale classificati come redditi diversi ex articolo 67 del Tuir;
Aliquota al 12,5%
- Obbligazione e altri titoli di Stato;
- Obbligazioni e titoli di Stato di paesi che rientrano nella white list;
- Titoli di risparmio dell’economia meridionale;
Aliquota dell’1,375%
- Tassazione applicata sugli utili corrisposti da società residenti in Stati UE o Spazio economico Europeo purchè inclusi nella white list
Con la Nuova Legge Delega per la Riforma Fiscale 2011 infatti parte quella che potremmo chiamare come una cedolare secca sulle rendite finanziarie in luogo delle attuali tasse al 12,50% o al 27,5%. L’intento è proprio quello di incrementare la tassazione sul trading dei mercati azionari con particolare attenzione a quelli di natura speculativa.
Cosa sono i redditi di capitali di cui all’articolo 44 del Tuir
Per redditi di capitale si intendono in sintesi tutti i frutti generati dall’impiego di capitale delle persone fisiche (e non da parte di società) per cui potremmo avere:
- gli interessi ed i proventi in generale derivanti dal possesso di obbligazioni e titolo similari
- gli utili derivanti dagli associati in partecipazione e dal possesso di partecipazioni in soggetti Ires
- Interessi su conti correnti, conti di deposito, mutui, titoli garantiti, pronti contro termine, riporti
- le cedole derivanti da rendite perpetue, assicurazioni sulla vita o capitalizzate
- redditi derivanti da prestazioni pensionistiche e vitalizi erogati periodicamente
Cosa sono le Rendite Finanziarie
Le rendite finanziare sono tutti i proventi e gli interessi (attivi e passivi) che un prodotto finanziario può generare al momento della sottoscrizione, alla chiusura dell’anno di imposta o al momento del realizzo da parte delle persone fisiche, società di persone, ditte individuali, società di capitali ecc, per semplificare sia persone fisiche sia persone giuridiche.
Possono consistere a titolo di esempio, in azioni o titoli di Stato, depositi di conto corrente, Bot, obbligazioni, mutui, riporti e contro termine e anche semplici impieghi di capitali diversi però dall’acquisto di partecipazioni al capitale di rischio di imprese. Rientreranno altresì i proventi ed interessi derivanti dal possesso di obbligazioni, strumenti finanziari, certificati azionari di massa, possesso di partecipazioni non qualificate (resta invariato l’articolo relativo alla tassazione dei proventi derivanti dalle partecipazioni qualificate che ricordiamo fanno riferimento alla percentuale di possesso rispetto al capitale sociale), mutui, depositi su conti correnti e dagli stessi conti correnti bancari.
Utili da partecipazioni
Vi anticipo, anche se sarà oggetto di specifico articolo, che la tassazione degli utili da partecipazioni qualificate in società soggette ad Ires concorrono alla formazione del reddito imponibile nella misura del 49,72% (58,14% dal primo gennaio 2017) del dividendo erogato (che poi sarà soggetto agli scaglioni di reddito Irpef) mentre nel caso di partecipazioni non qualificate si applicherà la tassazione del 20% a titolo definitivo sul 100% del dividendo erogato. Leggete comunque la guida alla tassazione dei dividendi per i necessari approfondimenti, essendoci tante fattispecie che potrebbero modificarne il trattamento generale.
Casi di esenzione
Vi sono una serie di casi di esenzione dall’indicazione del reddito di capitale nel 730 in quanto esenti per natura oppure soggetti a ritenuta a titolo di imposta o soggetti ad imposta sostitutiva.
Se siete un impresa soggetta ad Ires e siete capitati nell’articolo vi ricordo che per voi non valgono queste regole in quanto i proventi concorreranno alla generazione del reddito imponibile ai fini Ires eccetto i casi di esenzione.
Nuova tassazione al 26 per cento
La nuova tassazione al 26 per cento si applicherà agli interessi e altri proventi di natura finanziaria sui conti correnti, depositi di conto corrente, o anche mutui come anche da titoli obbligazionari, obbligazioni e titoli similari, dagli altri titoli diversi dalle azioni e titoli similari, nonché dei certificati di massa, rendite perpetue e prestazioni annue perpetue, compensi per prestazioni di fideiussione o altra garanzia, utili derivanti da partecipazioni societarie e anche le plusvalenze (limitatamene a quelle qualificate) o da associazioni in partecipazione, proventi da fondi comuni di investimento, da contratti di riporti e pronti contro termine su titoli e valute, da polizze vita o contratti di capitalizzazione, da prestazioni pensionistiche complementari e dalle rendite vitalizie con funzione previdenziale, da trust (beneficiari), o anche sulle plusvalenze dalla cessione o dal rimborso di titoli non rappresentativi di merci, di certificati di massa, di valute estere, di metalli preziosi allo stato grezzo o monetato e di quote di OICR, da x strumenti finanziari, valute, metalli preziosi, o merci, altre plusvalenze derivanti dalla cessione o dalla chiusura di rapporti produttivi di redditi di capitale o mediante cessione o rimborso di crediti pecuniari o strumenti finanziari.
Attuale Tassazione presente nel Mercato Finanziario
Attualmente abbiamo due tipologie o grandi insiemi di tassazione delle rendite finanziarie al momento della vendita o anche a titolo di interessi attivi che ci vengono accreditati annualmente sul conto corrente per il solo fatto di mantenere liquidità sul conto corrente bancario.
Rendite Finanziarie tassate al 12,50%
Attualmente le rendite che prevedono il pagamento del 12,50% a titolo di tasse sono sulle plusvalenze generate sulle cessioni di obbligazioni oppure sulle cessioni di BOT o titoli pronti contro termine. Stesso trattamento è previsto per le plusvalenze da cessione di azioni di società quotate su mercati o le quote di fondi indicizzati quotati (armonizzati e non) o i fondi comuni di investimenti Italiano. Oltre a queste restano tassate al 12,50%, come chiarito anche dall’ultima circolare 2012 dell’agenzia delle entrate sull’argomento, i titoli emessi, oltre che dallo Stato, anche dalle Regioni, le Province, i Comuni, le Unioni di comuni, le città metropolitane, le comunità montane, i consorzi tra enti locali territoriali e Regioni.
Tassazione altresì del 12,50% dei titoli emessi da enti e da organismi internazionali costituiti in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia.
Anche i titoli di risparmio emessi per l’economia Meridionale di cui all’articolo 8 del DL 70 del 2011 saranno soggetti ad aliquota del 12,5%.
Tassazione Titoli di Stato, BOT, BTP, BOC e simili
Cambia la tassazione delle obbligazioni o bond in quanto precedentemente quelle con durata inferiore ai 18 mesi erano tassate al 27% mentre ora scendono al 20% mentre i bond con durata superiore ai 18 mesi passano dal 12,50% al 20%. Tuttavia quelli emessi da amministrazioni pubbliche come per esempio titoli di Stato, BTP o buoni tesoro pluriennali, buoni postali fruttiferi, BOT o buoni ordinari del tesoro, BOC o buoni ordinari comunali o anche semplicemente prestiti obbligazionari emessi da amministrazioni pubbliche continuano a scontare l’aliquota più bassa del 12,50% e per i titoli emessi da Stati che consentono un adeguato scambio di informazioni secondo il Decreto Ministeriale del 4 settembre 1996.
Con la riforma della tassazione fiscale sulle rendite finanziarie introdotta dal 2012 i prodotti finanziari che continuano ad essere soggetti ad una tassazione contenuta del 12,50% sono quelli relativi a titoli di stato rappresentativi del debito pubblico dello Stato emittente, sia Italiano sia Estero semprechè non appartenenti a paesi a fiscalità privilegiata. Oltre a queste tipologie abbiamo anche i buoni fruttiferi postali emessi da Poste Italiane S.p.A., BOT e BTP ed i buoni fruttiferi postali. Lo stesso accade per fondi comuni di investimenti che se sono costituiti o se investono parte delle loro quote in uno degli strumenti sopra indicati dovranno essere tassati con aliquota ridotta del 12,50% limitatamente a tale quota, la restante parte dovrà essere soggetta ad altra tassazione. Potete approfondire l’argomento leggendo anche l’articolo dedicato alla tassazione dei titoli di stato del debito pubblico.
La tassazione sugli interessi di conto corrente o conto deposito ossia sulle somme tenute sul conto corrente bancario e postale e sui conti di deposito scende dal 27% al 20%. Cambia però l’imposta di bollo sui conti di deposito.
Lo stesso vale anche per i certificati di deposito la cui tassazione era anche questa fissata nella misura iniziale ante 2011 del 27% e che a seguito della riforma della tassazione delle rendite scende al 20%.
Tassazione dei fondi comuni di investimento
La tassazione deo fondi comuni di investimento sia mobiliare sia immobiliare subiranno una tassazione del 20% in luogo dell’originaria del 12,50% anche sesi deve sempre tenere a mente che qualora all’internod ella composizione del fondo vi siano strumenti finanziari che scontano aliquota ridotta, anche all’interno del fondo continueranno ad essere tassati con aliquota del 12,50% limitatamente a quella quota ed il discorso vale sia per la plusvalenza sia per il dividendo o cedola da questi eventualmente staccate periodicamente.
Tassazione al 20% per i Fondi Pensione e Pronti contro Termine
Anche i fondi pensione o le rendite vitalizie dovrebbero subire una tassazione fiscale del 20% come anche i pronti contro termine invece salgono dal 12,50% al 20% dal primo gennaio 2012. Leggere anche l’articolo dedicato alla tassazione dei fondi comune di investimento mobiliare ed immobiliare.
Per le obbligazioni emesse all’estero la tassazione non è quella italiana ma estera.
Rendite Finanziarie con imposte al 26%
Le più classiche sono le imposte che paghiamo sulla gli interessi attivi sui depositi di conto corrente di cui possiamo vedere l’evidenza della trattenuta sull’estratto di conto corrente bancario applicate nella misura del 26%. La stessa tassazione la subiamo anche sui certificati di deposito o anche sugli interessi maturati sulle obbligazioni.
Come sono tassate le azioni e le partecipazioni azionarie al capitale sociale
La tassazione fiscale delle azioni quotate nei mercati regolamentati detenute da persone fisiche originariamente fissata al 12,50% sale al 26% dall’enterite in vigore del DL 66 del 2014 questo vale sia per le plusvalenze originate a seguito della vendita sia al momento dello stacco del dividendo.
E se investissi in una Polizza Vita quale sarebbe la tassazione fiscale
L’italiano per sua natura investe in titoli di stato, obbligazioni o in polizze vite: queste ultime rispecchiano quanto avviene per i fondi comuni di investimento in quanto molto spesso sono costituite da diverse tipologie di strumenti finanziari al loro interno che saranno tassati al 12,50% o al 26% al momento della loro natura.
Esclusione dalla nuova tassazione
La tassazione secca al 26% terrebbe fuori i BOT ed i BTP, i buoni fruttiferi emessi da Poste S.p.A., le obbligazioni emesse da paesi non black List, i piani di risparmio a lungo termine, i proventi derivanti da prestiti obbligazionari diretti a imprese consociate estere UE. Sarebbero anche esclusi dalla tassazione del 26% e resterebbero di fatto tassati al 12,50% anche i titoli di cui all’art. 31 del DPR 601 del 1973 ed i titoli di risparmio dell’economia meridionale di cui all’articolo 8 del DL 70/2011. Salvi anche i titoli emessi dalle banche e gli istituti di credito sempre che rispettino le condizioni previste per il meridione relativamente al DL 70 del 2011 articolo 8 comma 4. Rientrano anche nelle esclusioni per espressa disposizione normativa anche i piani di risparmio a lungo termine appositamente istituiti comprendenti molto probabilmente anche le polizze vita e a capitalizzazione anche se non sono stati espressamente menzionati. Inoltre vi ricordo che dovrete sempre fare una netta distinzione tra tassazione dei proventi percepiti dalle società e proventi percepiti dalle fisiche che passa per i soggetti gestori che fungono da sostituto di imposta.
Da quando scatta la nuova tassazione
La nuova tassazione delle rendite finanziarie si applicherà sia sulle somme maturate a far data dal primo luglio 2014 sia su quelle realizzate (ossia vendute) a partire da tale data. Per i dividendi come sappiamo il momento impositivo si ha all’atto della percezione e quindi dell’incasso, mentre per quello che riguarda le obbligazioni, i proventi, gli interessi o le cedole subiscono la nuova tassazione rispetto alla maturazione.
Imposta di bollo sulle transazioni finanziarie
Allo studio un’ipotesi forse più perseguibile di applicare un’imposta di bollo dello 0,15% sulle transazioni finanziarie ma su cui stanno ancora lavorando in quanto sono settori molto delicati che subito di eventuali oscillazioni nei prezzi, anche se a mio parere bisogna dirlo chela crisi finanziaria è partita proprio dal mercato finanziario che ha mostrato in pieno le sue falle insieme alle società internazionali (le stesse che ancora oggi proclamano declassamenti dell’italia).
Per questo tuttavia potete però anche consultare l’articolo dedicato all’imposta di bollo sulle rendite finanziarie.
Imposta di bollo sui titoli in deposito
Si legge anche che sarà introdotta una imposta di bollo secca senza sui titoli in deposito attraverso una imposta di bollo che può andare dai 120 euro ai 380 a seconda del monte titoli in possesso calcolato al valore nominale o di realizzo e rispettivamente se inferiore o superiore ai 50 mila euro. Nella Bozza di legge si legge all’articolo 23 dedicato che le comunicazioni relative ai depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari ai sensi dell’articolo 119 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385: per ogni esemplare con periodicità annuale sono 120 euro mentre per ogni esemplare con periodicità semestrale euro 60, con periodicità trimestrale euro 30 e con periodicità mensile euro 10. Poi abbiamo che per ogni esemplare dal 2013 relativamente ai depositi di titoli il cui complessivo valore nominale o di rimborso presso ciascuna banca sia inferiore a cinquanta mila euro con periodicità annuale euro 150,00, con periodicità semestrale 75,00 euro, con periodicità trimestrale 37,50 euro euro, con periodicità mensile al 12,50. Per ogni esemplare dal 2013 relativamente ai depositi di titoli il cui complessivo valore nominale o di rimborso presso ciascuna banca sia non inferiore a cinquanta mila euro con periodicità annuale 380,00 euro, con periodicità semestrale 190,00 euro, con periodicità trimestrale euro 95,00 con periodicità mensile euro 31,66. Con il passaggio in Senato tuttavia queste hanno subito delle modifiche che trovate riepilogate nell’articolo dedicato al rafforzamento della Manovra Economica. Vi invito sempre a leggere il testo normativo.
Tassazione Derivati, ETF Etc, Swap, futures e prodotti meno conosciuti
Non approfondisco l’argomento legato alla tassazione di altre tipologie di prodotti finanziari più tecnici e meno utilizzati dagli investitori italiani. In questi casi nella maggior parte dei casi la tassazione originariamente, piuttosto bassa per via dell’incentivo che si voleva dare al tempo all’utilizzo di mercati finanziari, ora sale generalmente al 26%.
Tassazione Forex
Altro articolo che potete leggere è quello sul forex o mercato delle valute, ma qui ci addentriamo in argomenti per investitori più smaliziati.
Tassazione dei Dividendi
Per quello che concerne la tassazione fiscale dei dividendi invece sono previste delle esclusioni per la tassazione al 26% che sono riportate nell’articolo di approfondimento chevedete linkato qui in celeste e relativo ai dividendi.
Vi segnalo una interessante e sintetica tabella sinottica dedicata alla tassazione degli strumenti finanziari
Casistiche | Percipienti residenti fiscalmente in Italia | Percipienti residenti fiscalmente in Italia | Percipienti non residenti fiscalmente in Italia | Percipienti non residenti fiscalmente in Italia |
---|---|---|---|---|
Tipologia Investimento | Proventi | Plusvalenza/Capital gain | Proventi | Plusvalenza/Capital gain |
Depositi conto corrente | 0.2 | 0.2 | non soggetti | 0.2 |
Depositi vincolati | 0.2 | 0.2 | non soggetti | 0.2 |
Cash parking | 0.2 | 0.2 | non soggetti | 0.2 |
Titoli di Stato Italiani | 0.125 | 0.125 | 0.125 | 0.125 |
Titoli di Stato Esteri | 0.125 | 0.125 | non soggetti | 0.125 |
Obbligazioni di grandi emittenti quotati e non | 0.2 | 0.2 | 0.2 | 0.2 |
Obbligazioni bancarie | 0.2 | 0.2 | 0.2 | 0.2 |
Obbligazioni societarie italiane | 0.2 | 0.2 | 0.2 | 0.2 |
Azioni o partecipazioni non qualificate Italiane | 0.2 | 0.2 | 1,375% (20%) | 0.2 |
Partecipazioni qualificate italiane | Modello Unico | Modello Unico | 1,375% (20%) | Modello Unico |
Azioni e partecipazioni non qualificate in societu00e0 aventi sede in paesi Black list | 0.2 | 0.2 | non soggetti | non soggetti |
Fondi immobiliari Italiani | 0.2 | 0.2 | 0.2 | 0.2 |
Oicr italiani (il 62,5% della quota quota investita in titoli di Stato ed equiparati) | 0.2 | 0.2 | 0.2 | 0.2 |
OICR comunitari ammortizzati e non ammortizzati (il 62,5% della quota quota investita in titoli di Stato ed equiparati) | 0.2 | 0.2 | non soggetti | 0.2 |
Altri OICR esteri | Unico | 0.2 | non soggetti | 0.2 |
Strumenti derivati | 0.2 | - | - | |
Deposito valute se la giacenza supera euro 51.645,69 per almeno 7 giorni consecutivi) | - | 0.2 | - | 0.2 |
Pronti contro termine | 0.2 | - | 0.2 | - |
Tabella Aggiornata sulla tassazione Titoli, fondi, conti correnti, libretti deposito, azioni e obbligazioni
Tipologia di investimento | Tipo proventi | Aliquota al 30.06.2014 | Aliquota dal 01.07.2014 | Variazione |
Conti correnti | Interessi | 20% | 26% | -6% |
Libretti bancari, Depositi bancari liberi o vincolati | Interessi | 20% | 26% | -6% |
Certificati di deposito | Interessi/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Azioni italiane ed estere | Dividendi/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Obbligazioni italiane emesse da società quotate, banche e altri grandi emittenti | Interessi/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Obbligazioni italiane emesse da società non quotate | Interessi/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Obbligazioni estere | Interessi/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Obbligazioni emesse da enti territoriali di paesi inclusi nella White List | Interessi/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Titoli atipici | Interessi1/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Partecipazioni non qualificate italiane ed estere (con eccezione di quelle non negoziate in mercati regolamentati e in società residenti in “black list”) | Dividendi/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Fondi immobiliari italiani ed esteri | Incremento di valore e proventi/Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Contratti derivati (compr. Opzioni, future, swap, certificates, CFD, etc. ) | Plusvalenze | 20% | 26% | -6% |
Partecipazioni qualificate italiane ed estere (con eccezione di quelle non negoziate in mercati regolamentati e in società residenti in “black list”) | Dividendi/Plusvalenze | Tassazione in Unico (progressiva Irpef su 49,72%) (58,14% dal primo gennaio 2017) | Tassazione in Unico (progressiva Irpef su 49,72%)(58,14% dal primo gennaio 2017) | Inalterata |
Partecipazioni estere (non negoziate in mercati regolamentati e in società residenti in “black list”) | Dividendi/Plusvalenze | Tassazione in Unico (progressiva Irpef) | Tassazione in Unico (progressiva Irpef) | Inalterata |
Fondi comuni di diritto italiano, Fondi comuni esteri armonizzati, lussemburghesi storici, ETF | Incremento di valore e proventi | 20% (la componente investita in titoli si Stato ed equiparati concorre per il 62,50%) | 26% (la componente investita in titoli si Stato ed equiparati concorre per il 48,08%) | -6% |
Fondi comuni esteri non armonizzati | Incremento di valore e proventi | Tassazione in Unico (progressiva Irpef) 20% | Tassazione in Unico (progressiva Irpef) 26% | -6% |
Plusvalenze | ||||
Prelievi di valute da C/C e Depositi (con giacenze superiori a 51.645,69 euro per almeno 7 giorni lavorativi continui) | Plusvalenze e minusvalenze | Tassazione in Unico | Tassazione in Unico | Inalterata |
Polizze vita e contratti di capitalizzazione | Capitale al riscatto al netto premi | 20% (la componente investita in titoli si Stato ed equiparati concorre per il 62,50%) | 26% (la componente investita in titoli si Stato ed equiparati concorre per il 48,08%) | -6% |
Altri redditi di capitale (commercial paper,finanziamenti etc.) | Interessi | Tassazione in Unico (progressiva Irpef) | Tassazione in Unico (progressiva Irpef) | Inalterata |
Titoli di stato italiani e di paesi della White List, di enti locali italiani, di organismi sovranazionali | Interessi/Plusvalenze | 12,50% | 12,50% | Inalterata |
Pronti contro termine: | Differenza prezzi | 20%12,50% | 26%12,50% | |
– se sottostante titoli soggetti ad aliquota del 26% | ||||
- se sottostante titoli soggetti ad aliquota del 12,50% | ||||
Prestito titoli: | Compensi |
20% 12,50% |
26% 12,50% | |
– se sottostante titoli soggetti ad aliquota del 26% | ||||
– se sottostante titoli soggetti ad aliquota del 12,50% | ||||
Novità: Piano di Risparmio Individuali PIR
Aggiornamento Agosto 2011
Sarebbe allo studio e potrebbe essere introdotta nella nuova manovra d’estate 2011 la tassazione delle rendite finanziarie 2011 ipotizzata nella Manovra economica 2011.
Aggiornamento Aprile 2014 da DL 66 del 2014
Le aliquote oggi al 20% (a cui dobbiamo aggiungere anche la mini patrimoniale del 2 per mille) potrebbero subire un brusco aumento fino al 26% grazie al governo Renzi con l’esclusione dei titoli di Stato al fine di allineare il prelievo alla tassazione sulle rendite finanziarie alla media europea come in Germania (26,37%), Francia (39%). Staremo a vedere cosa ne esce fuori. Circolare n.19/E Agenzia delle Entrate del 27 giugno 2014 e confermato dalla Legge di Stabilità 2015.
Leggi anche: Potete anche consultare l’articolo dedicato a come pagare la tassa del 12,50% sulle rendite finanziarie
Guida alla Tassazione dei guadagni di borsa (LINK)
E se investiste in fondi pensioni esteri?
Vi segnalo l’articolo dedicato ad approfondire i temi della tassazione dei fondi pensioni esteri e su come ridurre le tasse da pagare
Salve,
a breve mi devo trasferire per lavoro nel Regno Unito e devo trasferire la mia residenza a Londra iscrivendomi pertanto all’AIRE.
Diventerò un cittadino “non residente” in Italia ai fini fiscali (non avrò né famiglia, né beni immobili in Italia).
Dato ciò vorrei sapere come è la tassazione delle rendite finanziarie per un Italiano nella mia situazione.
Leggendo le precedenti leggi (Dlgs 1996.04.01, n. 239 e Dlgs 1997.11.21, n. 461) mi sembrava di aver capito che svariate classi di prodotti finanziari fossero esenti da imposte per i “non residenti”.
Mi saprebbe dire se ciò è rimasto così e quali sono i prodotti finanziari specifici esenti da tasse (sempre per i non residenti)?
Oltre ad azioni e obbligazioni (corporate e sovereign) anche Derivati, ETF, Swap, futures su commodities e forex?
Grazi mille,
per la gestione sep
arata posta valore piu’ rimangono assoggettati del 12,50%
Se io ho in portafoglio un BTP da oltre 18 mesi nel caso in cui viene venduto devo pagare un imposta sulla plusvalenza realizzata(reddito diverso)?
Grazie
Sui titoli di stato la tassazione resta ferma al 12,50%.
TITOLO DI STATO (ESEMPIO IL BTP) CON DURATA SUPERIORE AI 18 MESI LE RELATIVE CEDOLE PAGANO IL 12,5% O IL 20% ?
Sui conti correnti die privati alcuna tassazione aggiuntiva. E’ stata invece rimodulata l’imposta di bollo sulle comunicazioni periodiche sui dossier titoli come insertio nell’art. 19 del decreto salva italia
Buongiorno,
vorrei sapere quale è il tenore di tassazione(bolli, imposte, etc.) sui conti correnti dei privatinella “nuova/ultima finanziaria.
Grazie e saluti
Vorrei se possibile delle precisazioni in merito al trattamento previsto per i Buoni Postali Fruttiferi ordinari, e da quando eventualmente scattano le nuove ritenute.
Grazie, saluti
Luigi
S questo non posso darle torto, anche se dopo la conversione in legge le anticipo che la tassazione sezza sulle rendite sembrerebbe tramontata. Tuttavia permane l’incremento delle imposte di bollo sulle transazioni finanziarie. Sulla riflessione della tassazione dei risparmi, che altro non sono che accumulo di utili già tassati non può che trovarmi d’accordo.
Giuro che se passa questo aumento di tasse non voto più nè PdL nè Lega.
In questo modo si fa solo un favore al Canton Ticino che accoglie a braccia aperte i milionari italiani. Mentre noi gente comune paghiamo tasse persino sui risparmi.
ma almeno ci sata la compensazioni di minus valenze con plus valenze tra redditi da capitale e redditi diversi se aumentera’ la tassazione delle rendite ? Ben venga l’aumento se ci sara credito di imposta…
Buongiorno,
grazie per i complimenti. Sugli errori mi scuso ma studiare la norma, renderla leggibile a tutti, farlo in breve tempo per mantenere aggiornati e fare tutto questo gratuitamente porta a dei sani errori, che vi prego di sgnalarmi in modo che posso correggerli e perfezionare gli articoli….almeno fino a quando non scorpo un correttore automatico. Saluti e buona domanica
Articolo interessante. aspettiamo tuttavia come va a finire la vicenda. Nel frattempo suggerisco all’autore di fare un controllo ortografico del testo prima di pubblicarlo. Tanti errori, troppi.
I titoli di stato sarebbero esclusi ma rinnovo che questa tassazione è ancora allo studio e rappresenta solo un’ipotesi. Stiamo sempre parlando della bozza di decreto che pertanto è soggetta a modifiche. Parlarne e visionare le bozze presentate permette di intravedere anche queste misure impopolari.
le obbigazioni bancarie subiscono anche loro le tratenute del20% ?
Come detto in precedenza,già con gli attuali interessi di mercato bisogna avere una somma di almeno 100.000 euro per guadagnare si e no 2000 euro all’anno gia tassate al 12,5%….figuriamoci al 20%
….sicuramente nessuno più rinnoverà in vestimenti come questi…
VERGOGNA…lo stato dovrebbe premiare invece chi investe con tassazione bassissima ed incentivare i piccoli investitori,e non dimentichiamo che i piccoli investitori non fanno altro che prestare dei soldi alle banche per poi guadagnarci(le banche) il triplo degli interessi….
RISPARMIO E FISCO. EFFETTI DI UN AUMENTO DELLA TASSAZIONE SUI REDDITI FINANZIARI DELLE PERSONE FISICHE.
Il termine “rendita” nelle scienze economiche ha tutt’altro significato, definisce il guadagno che deriva dalla proprietà della terra. Oggi tale termine viene usato volutamente in modo errato e ipocrita per suggerire l’idea che i percettori di redditi finanziari, i risparmiatori, siano dei ricchi parassiti immersi nell’ozio, che vivono, appunto, “di rendita”, e non producono nulla. La realtà è ben diversa. Chi oggi non dedica tempo, lavoro, energie e soldi nella personale ricerca del miglior investimento finanziario, e investe a caso, sicuramente non sta guadagnando niente, anzi sta rimettendoci. Chi si affida alla gestione altrui non arricchisce, ma fa arricchire il gestore. Se oggi si vuole tirare fuori dagli investimenti finanziari qualche euro, occorre divenire dei trader, almeno a livello semiprofessionale. Il lavoro di investimento finanziario è un lavoro durissimo, senza orari né ferie, ad altissimo rischio (soprattutto in Italia, dove sono carenti o inesistenti delle reali protezioni per i risparmiatori), lavoro che richiede una preparazione e un impegno enormi, continui, impensabili.
Perché allora si continua ad usare l’errato termine “rendite”, dipingendo i risparmiatori come ricchi oziosi, come parassiti da tartassare? La risposta è molto semplice: tutto il gran parlare che si fa, tutta la manfrina sulle “rendite” finanziarie, è opera di certi industriali i quali mirano a pagare meno tasse e a tassare di più gli altri Italiani.
Esaminiamo innanzitutto sinteticamente quali sono i redditi da investimento finanziario,
DIVIDENDI: parte degli utili di una società distribuita agli azionisti. Il risparmiatore che investe acquistando azioni di una società diviene comproprietario pro quota di quella società.
PLUSVALENZE o CAPITAL GAINS: differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita di uno strumento finanziario, azione, obbligazione, future, ecc.. Il risparmiatore, con un difficile lavoro di trading, cerca di guadagnare sulla differenza di prezzo, rischiando però molto seriamente di perdere.
INTERESSI: remunerazione del capitale prestato. Il risparmiatore, investendo in (cioè comprando) obbligazioni (bond) emesse o da stati (BTP, BOT, Bund…) o da società private (corporate), presta loro soldi, rischiando di non riaverli indietro (bond Cirio, bond argentini), e in cambio riceve un interesse. Non rendono più quasi nulla, invece, depositi e conti correnti, anzi questi ultimi spesso generano costi netti per il correntista.
In tutti e tre i tipi di redditi finanziari ora visti, vi è un guadagno reale solo se a fine anno l’accrescimento monetario dei soldi del risparmiatore è superiore alla perdita di valore, di potere d’acquisto dei soldi stessi, cioè se è superiore all’inflazione effettiva; altrimenti c’è una perdita reale (o rendimento reale negativo). In questi ultimi anni i guadagni monetari sono stati e sono tuttora nettamente inferiori all’inflazione effettiva, quindi i risparmiatori stanno perdendo soldi; questo ha generato la corsa all’acquisto degli immobili, con conseguente bolla speculativa immobiliare.
L’aumento della tassazione sui risparmi dei cittadini è iniquo, ottuso e controproducente per lo sviluppo del paese perché:
1. i possessori di grandi patrimoni mobiliari (tra cui molti di quegli industriali che oggi chiedono a gran voce di tartassare i risparmi) non verranno minimamente scalfiti da tale aumento della tassazione sui redditi finanziari, in quanto costoro o hanno già la residenza fiscale all’estero, o hanno messo in atto escamotage di fiscalità internazionale, quali i trust offshore, per cui già oggi non pagano all’Italia un centesimo di tasse su tali grandi capitali mobiliari, né l’Italia può e potrà fare nulla contro di loro; l’aumento della tassazione sui redditi finanziari mira a colpire quindi solo i piccoli e medi risparmiatori e trader;
2. i risparmiatori sono stati i più svantaggiati nella redistribuzione del reddito degli ultimi anni, tra rendimenti reali negativi, crollo della new economy, crack di società quotate (Parmalat, Cirio, Ferruzzi…); nel contempo i prezzi degli immobili, anche delle più scassate bicocche, sono saliti alle stelle gonfiati dai tassi ai minimi del secolo;
3. il risparmio è denaro, moneta, e come tale è soggetto ad inflazione, cioè a perdita di potere di acquisto, ovvero a perdita di valore. Questa perdita di valore va a favore dello stato, uno stato debitore in quanto è lui che emette tale moneta. Quindi l’inflazione è una tassa, come ben sanno anche i sedicenni che studiano ragioneria. Tutti sperimentiamo quotidianamente che in Italia c’è un’inflazione ben superiore a quella ufficialmente dichiarata dall’ISTAT;
4. decine di migliaia di risparmiatori nei decenni scorsi hanno ripopolato Svizzera, Montecarlo e Austria, fuggendo dall’Italia, portando via i loro sudati soldi anche quando il farlo costituiva reato, pur di difenderli e salvarli; far fuggire anche gli ultimi rimasti sicuramente non aiuta l’Italia a risalire la china dello sviluppo economico. Se verrà elevata l’aliquota sui redditi finanziari l’Italia avrà perso per tali risparmiatori l’ultima attrattiva che le era rimasta. Di paradisi fiscali sparsi per il mondo (o neanche troppo lontani) che li aspettano a braccia aperte, e già pieni di Italiani, ne trovano quanti ne vogliono. E gli anni ’60 e ’70 hanno ampiamente dimostrato che i capitali in fuga non possono essere fermati;
5. in Italia i redditi da risparmio costituiscono comunque, se non altro a livello psicologico, una parte consistente del potere d’acquisto e di consumo delle famiglie; la diminuzione di tali redditi, annientati dalla tenaglia bassi rendimenti – aumento della loro tassazione, ha devastanti effetti depressivi su economia e consumi, innestando una spirale di stagnazione che può durare decenni, come è successo in Giappone;
6. la fuga dagli investimenti finanziari spingerebbe la gente ad investire ancora di più in immobili, e quindi causerebbe aumento dei prezzi degli immobili già ora insostenibili;
7. a livello di Scienza delle finanze, il beneficio per l’erario derivante dall’aumento della tassazione sui redditi finanziari è miserabile, irrisorio, con più svantaggi che vantaggi, mentre ne è ben chiara la creduta valenza politico-demagogica, oltretutto nettamente obsoleta in relazione all’attuale composizione del patrimonio della maggioranza degli Italiani: tutti gli Italiani hanno qualche risparmio;
8. chi ha risparmi da investire in strumenti finanziari, ha tali risparmi perché ha messo da parte una quota dei suoi redditi: redditi già tassati dall’imposta sul reddito nei periodi fiscali in cui sono stati percepiti; i risparmi sono quindi reddito già tassato;
9. i dividendi, in quanto utili societari, sono già tassati in capo alla società, la quale li distribuisce al netto dell’imposta societaria ai risparmiatori-azionisti, i quali poi, nuovamente, pagano l’imposta sostitutiva su di essi; i dividendi sono quindi già doppiamente tassati;
10. le plusvalenze e gli interessi sono guadagni per chi li percepisce, ma perdite per chi li paga: il saldo finale per l’intera economia è zero, non vi è valore aggiunto assoggettabile equamente a tassazione, né motivi equi per cui il fisco si intrometta tra chi perde e chi guadagna;
11. se certi industriali italiani (e occidentali in generale) non sono buoni a fare profitti non è per il carico fiscale che subiscono, di fatto bassissimo: l’aliquota del 33% sul reddito d’impresa è fittizia, visto che si applica non su tutto il reddito, ma solo sul reddito imponibile, e qualsiasi commercialista è in grado di decimare l’imponibile del reddito d’impresa. Le aliquote sui redditi finanziari, invece, si applicano su tutto il reddito, fino all’ultimo centesimo, non essendovi alcuna possibilità di dedurre costi e spese dall’imponibile. Quindi il paragonare l’aliquota del 33% del reddito d’impresa a quella del 12,5% sui redditi finanziari o è poco intelligente o è, più plausibilmente, ipocrita e pretestuoso. Il vero problema, insormontabile, è che il costo del lavoro italiano è dieci volte quello cinese o indiano;
12. per i risparmiatori le perdite finanziarie (minusvalenze) sono deducibili dal reddito imponibile solo per quattro anni, quando i cicli economici e di borsa durano ben più di quattro anni. Esemplificando molto, se nell’arco di dieci anni il risparmiatore ha guadagnato 10 e perso 20, con un risultato finale netto negativo (perdita) di –10, ha comunque buone probabilità di pagare tasse come se avesse guadagnato +5 (può sembrare assurdo, ma è così, questa è la legge in vigore);
13. il risparmio è il principale mezzo per la mobilità sociale. Le famiglie meno agiate possono sperare di elevarsi dalla loro posizione sociale semiservile solo mettendo da parte risparmi e costruendosi pian piano un proprio patrimonio familiare. Tassare il risparmio delle famiglie, dei lavoratori, vuol dire condannarli a una semischiavitù permanente.
Ricordo infine che la nostra Costituzione agli articoli 42 e 47 tutela la proprietà privata degli immobili e il risparmio in tutte le sue forme.
Nessuna tassa è a favore del popolo, tutte le tasse sono contro il popolo. La via maestra è ridurre sprechi e spese, meno stato e più mercato, e non più tasse a questo o a quello.
Filippo
Economista
Per la nuova riforma fiscale dovremo attendere.
i buoni postali fruttiferi rientrano sempre sulla tassazione del 20%della nuova riforma fiscale?
considerando che non aumenteranno la tassazione sui bot!
C’è da sperare che i nuovi bot o btp sui quali verrà applicata l’imposizione fiscale del 20% abbiano un rendimento netto decente, perchè se varranno al lordo solo come quelli attuali, con una tassazione così elevata, avranno un rendimento netto tale che nessuno li comprerà più. Allora, chi finanzierà le opere dello stato? Sforbiciata alle spese “allegre” sì, ma colpire i piccoli risparmiatori proprio la ritengo la cosa più scorretta.
Dicono che la tassazione delle rendite finanziarie serve per creare equità. Ma allora perchè vogliono abbassare la tasazione sui redditi più alti? E perchè non aboliscono le initilissime Province o dimezzano le “rendite finanziarie”, ufficialmente stipendi, dei Politici?
Perchè sono tutti dei farabutti e quei poveri risparmi che abbiamo accumulato in anni di lavoro e sacrifici, regolarmente tassati,non sanno più come scipparli.
E poi, se faccio un investimento sbagliato e subisco delle perdite forse lo stato si accolla il 20% di queste?
Buongiorno, sono perfettamente d’accordo in tutti i punti citati con il sig. Teresio. Quanto al nodo della tassazione differente a seconda dell’emissione nuova e in corso ricordo che agli inizi degli anni 90 comprai BTP e CCt che subivano una tassazione intermedia (6,5 credo) e altri il 12,5 %…altri ancora precedenti NON AVEVAVO ALCUNA TASSAZIONE in quanto è veramente una acrobazia degna del Bel Paese il fatto che LO STATO chiede in prestito soldi e e ne effettui contestualmente la tassazione degli interessi.(Almeno per quanto concerne i TDS. Bisogna poi vedere cosa succede a livello di competitività internazionale dei nostri TDS..con conti di deposito al 3,5% o anche al 4% tassati attualmente al 27%.. per giunta garantiti dalla Stato per 100.00 €…pensate forse che io rinnovi i miei miseri BOT o BTP a breve??? Qualcuno riesce a immaginare cos significa se il debito a breve con rendimenti già ridicoli (e pure tassato al 20) non viene rinnovato? Mi sembra un provvedimento folle e scriteriato. Grazie per la cortese risposta.
C’è da sperare che Berlusconi, che ha sempre fatto un suo cavallo di battaglia la non tassazione dei risparmi delle famiglie, intervenga, come pure sulla ipotetica ritassazione della prima casa.
Buongiorno,
le ricordo che queste sono linee guide che dovranno poi trovare attuazione nei decreti legge futuri. Non è pensabile che qualora lei abbia investito in rendite finanziarie somme che solo oggi esprimeranno la loro redditività sarà tassato al 20% in luogo del vecchio 12,50%. Attendiamo i futuri decreti legge.
In merito alle proposte che ha inserito non è il primo che propone le stesse cose e se la memoria non mi inganna in parlamento v’è stata una iniziativa in tal senso che, strano a dirsi, non ha trovato il favolre di alcun membro.
Grazie per averci scritto, è sempre cosa gradita lo scambio di opinioni:-)
Aumentando la tassazione dal 12,5 al 20% delle rendite finanziarie, si colpiscono indiscriminatamente tutti i risparmiatori, compreso chi ha messo qualcosa da parte dopo una intera vita di lavoro e, magari, di sacrifici. Per pareggiare il bilancio dello stato dimezziamo i lauti compensi dei parlamentari, dei magistrati, delle alte cariche civili e militari dello stato; interrompiamo le missioni all’estero (cosa dobbiamo portare aiuti agli altri se non ne abbiamo già per noi?), compreso l’intervento in Libia; accettiamo in Italia tutti gli stranieri che vogliono venirci a vivere, ma senza aiuti economici pubblici, favorendo quindi la venuta in Italia dei veri lavoratori; basta con fondi pubblici a mantenere sport e spettacolo, i cui lavoratori sono i veri e assurdamente strapagati. Basta, insomma, con i privilegi, ma non si tocchino coloro che hanno risparmiato una vita con lavoro e sacrifici.